
La nostra cronista in San Francesco: escrementi di piccioni davanti alle vetrate antiche
Pisa, 21 febbraio 2015 - SQUALLORE fra le chiese e i monumenti di Pisa. Escrementi di piccione, scritte blasfeme e sigarette e cartacce a volontà. I sagrati sono violati e i muri sono imbrattati. La Nazione prosegue la sua inchiesta sulla qualità di Pisa, e, suo malgrado, documenta non solo il deterioramento materiale di chiese, abbazie e piazze della città, ma anche l’imbarbarimento morale dei residenti e degli addetti che alla manutenzione di tali luoghi dovrebbero provvedere.
Spezza il cuore la Chiesa di San Francesco: luminosa ed elegante con la sua facciata di marmo bianco, attira lo sguardo dei passanti di via San Francesco, con il suo campanile in mattone rosso che fende il cielo cattura l’attenzione fino oltre le mura. Da lontano incanta, da vicino disgusta. Lo sa bene chi percorre via Filippo Buonarroti e adocchia i davanzali delle finestrate posteriori della vetusta chiesa, ridotti ormai a ospizio e letamaio di orde di piccioni niente affatto ostacolati da reti protettive così usurate da divenire inutili. Gramo destino per una chiesa sorta più di ottocento anni fa, attestata dal 1233 e abbandonata ai volatili, nonché circondata da erbacce e sterpaglie che rendono il suo cortile l’ambiente ideale per l’accumulo di sporcizia varia ed eventuale. Dallo spettacolo degradante e sulle tracce dello scarso senso della tutela del patrimonio culturale della nostra città, percorriamo via Filippo Buonarroti verso via San Lorenzo e scendiamo fino alla Chiesa di Santa Caterina di Alessandria: altro gioiello pisano risalente al XIII secolo, che subisce la maleducazione di passanti ingrati che gettano sigarette e cartacce sul piazzale antistante al suo ingresso.
ANCORA più antica l’abbazia di San Zeno, documentata dal 1029 e già oggetto del nostro impegno contro il bivacco selvaggio sul suo sagrato. Ad oggi apparentemente liberata dagli ospiti abusivi che la occupavano, presenta ancora cartoni accatastati, come letti da accampamento appena riposti e prossimi all’uso. Luogo di culto gravemente profanato, anche la povera chiesa di San Martino in Chinzica: bestemmie aggressive cancellate in modo approssimativo sul monumento ad essa antistante, visibili e offensive non solo per chi si reca in chiesa, ma per chiunque abbia il seppur minimo senso del rispetto e della tolleranza verso la libertà del culto e della professione di fede di ogni uomo. Ultima tappa, piazza Alessandro D’Ancona, con la sua fontana e le sue panchine ormai ridotte a ricettacoli di insulti e messaggi, senz’altro sgradevoli e poveri nell’aspetto e nei contenuti.