REDAZIONE PISA

Monsignor Armani lascia la Chiesa dei Cavalieri

"Mi porto dentro tanti ricordi bellissimi, ma anche l’amarezza per il poco interesse sul destino di questo monumento"

Monsignor Aldo Armani, per trent’anni infaticabile promotore di restauri e iniziative per la tutela dei tesori d’arte pisani

Pisa, 06 agosto 2015 - "Lasciare questa chiesa per me è un po’ come morire ma le mie poche forze ormai non mi permettono di andare avanti". Aldo Armani dice addio dopo 30 anni alla ‘sua’ chiesa dei Cavalieri, un annuncio che arriva proprio nei giorni in cui si concludono gli ultimissimi lavori di restauro. Un ‘salvataggio’ che monsignor Armani ha voluto e portato avanti con le unghie e con i denti. Un monumento che ormai da mesi è chiuso – dal giorno in cui Armani è stato investito da un’auto e operato – e ha aperto le sue porte solo in occasione di concerti e qualche sporadica funzione religiosa, l’ultima – officiata dall’ormai ex rettore che sta per compiere 87 anni – lo scorso 1 luglio. Poi lo stop definitivo. Il ‘commiato’ si consumerà il 4 ottobre: una celebrazione, una pubblicazione, un concerto e i saluti della città. Monsignor Armani diventerà canonico del Duomo. Ma il rammarico c’è.

Con quale sentimento lascia la chiesa dei Cavalieri?

"Nonostante le tante difficoltà affrontate tutte da solo e l’immensa fatica, per me è un dolore ovviamente. Ma i problemi fisici, la stanchezza e l’impossibilità di trovare il modo per mantenere aperta la chiesa mi hanno fatto scegliere per le dimissioni. La chiesa dei Cavalieri, ma anche San Pierino – che sono riuscito a restaurare spendendo dieci anni della mia vita grazie all’aiuto della Fondazione Pisa, sempre presente e attenta – costano tantissimo. E io da solo non sono in grado di trovare una soluzione".

Cosa si porterà dentro di questi 30 anni?

"I tanti giovani, studenti che ho incontrato, molti dei quali si ricordano ancora di me e mi chiamano nelle occasioni importanti. Tante belle persone. Proprio in questi giorni celebrerò, per esempio, il battesimo del figlio di un ingegnere che ha studiato a Pisa e che ora lavora a Dusseldorf, a settembre andrò a Marsala per il matrimonio di un informatico anche lui laureato del nostro ateneo. Porterò quindi con me memorie, ricordi, volti. Finisce una storia, un’epoca, una vita".

A lei spetta il merito di aver creato le condizioni per il restauro di numerose chiese pisane. Ne sente la ‘paternità’?

"E’ un ruolo che mi sono ritagliato dopo che per 13 anni, a partire dal 1986, sono stato presidente dell’istituto per il sostentamento del clero. Ho elaborato un piano decennale e nel frattempo ho lavorato per il restauro di San Paolo all’Orto, San Biagio a Cisanello, San Pierino – che era chiusa da 20 anni e stava per crollare – e Sant’Andrea, chiesa per la quale nell’ultimo mese sono stati installati finalmente anche i nuovi infissi. E poi, ovviamente, per l’emergenza-Cavalieri grazie alla Fondazione Pisa e allo sponsor Esselunga. Passeggiare per la città e vedere le ‘mie’ chiese in piedi è un orgoglio".

Qualche rammarico?

"Tanti. Per esempio il fatto che non ho mai ricevuto donazioni da parte di nessuno per mantenere aperta la chiesa, neppure nei giorni dell’emergenza. Solo un amico industriale mi fece avere 5mila euro dopo che il fulmine mi aveva fatto danni per 15mila. Altrimenti ho sempre fatto tutto con le offerte delle messe domenicali. Che nell’ultima hanno raggiunto la ragguardevole cifra di 16 euro".

Sassolini nella scarpa?

"Sì, uno recentissimo. Da quando si è diffusa la notizia delle mie dimissioni e che il monumento rimarrà chiuso ho ricevuto un’unica telefonata da una collaboratrice del sindaco in cui mi si chiedeva se era vero che volevo lasciare. Poi il silenzio. Altro segno che del destino della chiesa dei Cavalieri interessa relativamente poco".

Quale sarà, quindi, il futuro della chiesa dei Cavalieri?

"Spetterà ora all’arcivescovo nominare un altro rettore. Nel frattempo, la chiesa, di proprietà del demanio ma gestita all’arcidiocesi, resterà chiusa. Anche la collaborazione con il Maestro Riccardo Gnudi, organista della chiesa, si è concluso il 30 giugno. E’ volato in Svezia perché qui da noi non ci sono prospettive. Come ho detto, è finita un’epoca".