Darsena Europa: "Lievitano costi e rischi ambientali"

Nadalutti (Una Città in Comune): "Costerà 70 milioni in più. E la Port Authority certifica che i fanghi di dragaggio non sono inutilizzabili per il ripascimento"

Vedute del porto

Vedute del porto

Pisa, 13 settembre 2022 - No alla Darsena Europa. Perché è una grande opera inutile con effetti saranno per lo più negative dal punto di vista ambientale per il territorio pisano. È la posizione espressa ieri da Tiziana Nadalutti di Una città in comune, perché il maxi terminal livornese "prima ancora che partano i lavori dimostra di rientrare a pieno titolo nel modello della grande opera devastante: infatti, se era già chiaro che si tratta di un intervento faraonico, con costi e impatti ambientali elevatissimi e ricadute socio-economiche molto poco chiare, ora vediamo che le previsioni di spesa lievitano a dismisura, mentre si presentano all’orizzonte modifiche che aggraveranno gli impatti ambientali". Le analisi, prosegue Nadalutti, "stando a quanto recentemente comunicato da Matteo Paroli, segretario dell’Autorità di Sistema Portuale Mar Tirreno Settentrionale, rivelano che i fanghi da dragare non sono compatibili col ripascimento previsto oltre Calambrone a causa della granulometria e della presenza di microorganismi per cui sarà necessario conferirli nella vasca di colmata prevista, cheo dovrà essere ampliata. Non solo gli effetti sull’ambiente risultano più gravi – continua – ma emerge anche che quella del ripascimento come opera di compensazione era una bugia".

Tuttavia, secondo Una città in comune, è grave anche parlare di "adeguamento del progetto, a causa del rincaro dei costi dei materiali edili legato alla congiuntura internazionale, che comporterà un aumento dei costi stimato in 70-80 milioni di euro rispetto ai 450 milioni già previsti". Del resto, osserva Nadalutti, "è discutibile continuare a definire strategica la Darsena Europa vista l’inesistenza nel nostro Paese di una pianificazione dello sviluppo di porti e relative infrastrutture e la conseguente concorrenza di altri rilevanti e crescenti poli portuali, ma anche sostenibile, considerata la rilevanza degli impatti di cui sarebbe responsabile, Trieste, ad esempio, vola grazie al porto franco e dunque senza una strategia nazionale si rischia di alimentare una competizione interna a colpi di maxi opere che non hanno alcuna ricaduta positiva per in territori che le ospitano". "Dunque i fondi disponibili per la Darsena Europa - conclude l’esponente di Una città in comune - devono essere utilizzati per una proposta diametralmente opposta e davvero strategica: recupero ambientale, difesa dei litorali, protezione e miglioramento della biodiversità, economia sostenibile a servizio della comunità locale creando lavoro giusto e sicuro in cooperazione con le altre comunità".