di Saverio Bargagna Per mesi ci siamo chiesti: perché il Pisa non presenta il Pef? La domanda giusta, forse, sarebbe dovuta essere: chi sta scrivendo il Pef con il Pisa? E’ qui che entrano in gioco due partite separate che potrebbero convergere e completarsi sublimando nel profilo del magnate americano-russo Alexander Knaster: l’operazione economica del nuovo stadio oggi incrocia quella sportiva. Dove eravamo rimasti. Maggio 2020, il Comune approva definitivamente la variante stadio: la palla passa al Pisa. Si tratta di un’operazione da 30 milioni di euro che vede fra i promotori la "Dea Capital" (a cui partecipa anche Enzo Ricci, socio di maggioranza del Pisa col 68,75% delle quote). Il compito della Dea Capital non è quello di finanziare con propri capitali il nuovo stadio – insomma di pagarlo di tasca –, ma piuttosto quello di coordinare l’operazione economica cercando soggetti interessati ad investire. Chi dovrebbe aprire il portafoglio? Fino ad oggi si riteneva che una quota (circa il 10%) dovesse essere finanziata dal Comune – in buona sostanza col valore attuale dell’Arena – , un’altra fosse coperta dal Credito sportivo e una successiva sarebbe stata versata dal Pisa Sporting Club. La fetta più grande dell’operazione (l’80%) doveva però essere coperta da Invimit: "una società di gestione del risparmio del Ministero dell’Economia e delle Finanze" attrraverso una sorta di mutuo pubblico. Ecco allora che, a questo punto, entra in campo il famoso Pef: ovvero il piano finanziario attraverso il quale il Pisa è chiamato a offrire le garanzie del nuovo progetto e dimostare come intende ripianare il debito acquistato. La novità. Per mesi ci siamo chiesti perché il Pisa non presentasse questo Pef e abbiamo ritenuto che la crisi economica derivata dal Covid giocasse un ruolo determinante. In realtà le cose non stanno esattamente così o meglio il virus recita ...
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