I marinesi non si piegano nemmeno col libeccio di 100 Kmh nonostante ci siano stabilimenti balneari e ristoranti con 50mila euro di danni e con lavori di ripristino pagati (per ora) di tasca propria che li impegnerà fino a febbraio. Tanta, tanta la solidarietà nella sciagura di un mare e vento impietosi come quella tra il Bagno Grecale ed il circolo "Arnino". Tutti a rimboccarsi le maniche, spalla a spalla, pala a pala. Tetti sfogliati come pagine di una brutta storia, autoclavi intasate, frigoriferi pieni di fango, quadri elettrici inutilizzabili, forni e macchine per i gelati da rottamare, pozzetti neri intasati o traboccanti, barche e canoe inghiottite o spaccate sugli scogli. Giuliano Valtriani del bagno Grecale a Marina, ci fa entrare, e la macchina fotografica non ha che il triste "imbarazzo" di cosa riprendere. "Questo è ciò che resta del magazzino. Abbiamo perso la caldaia, perso l’impianto elettrico. L’acqua è arrivava fino a qui". Valtriani ci mostra il segno delle onde inarrestabili, è oltre un metro e mezzo. Sulla terrazza accanto, c’è quanto i proprietari e gli amici hanno strappato al fango ed all’acqua: un elenco infinito di attrezzature per un ammontare di 40mila euro al ribasso. "I danni peggiori sono là sul pontile. Si sono perse più di dieci cabine ma come vedete dovremmo rifare tutto il pontile perché è storto ed affossato. E guardate qui, c’è almeno mezzo metro di sabbia che non doveva stare davanti al magazzino". Il figlio di Giuliano, Giulio Valtriani chiama al telefono, Attilio Benacquista del circolo "Arnino" che racconta: "Almeno sette barche sono sparite o distrutte. Il numero delle canoe è ancora da calcolarsi. Fatto sta che sul marciapiede ce ne sono diverse distrutte. Sta a Giulio, mostrarci il circolo e indica l’imbarcadero, lo scivolo in acqua che non c’è più se non in una piccola parte ma anch’essa inutilizzabile. Alla domanda se fosse intervenuto qualcuno in loro aiuto, tutti scuotono la testa. Con dignità non accusano nessuno.
Stesso atteggiamento, ce l’ha Massimo Migliorini lui che è stato combattente dei Delfini ed ora ha il ristorante Moby Dick e il bagno Primavera. "Non abbiamo chiamato nessuno. Facciamo da noi in famiglia". Ce lo dice mentre indica il tetto e la veranda del suo ristorante. "Dobbiamo lavorare tanto ed in fretta per recuperare la veranda. Entro domenica vogliamo essere pronti. Abbiamo già dovuto rimanere chiusi due giorni ed in questo periodo stagionale è fondamentale rimanere aperti. Per domenica, abbiamo finalmente prenotazioni. Dobbiamo lottare contro il tempo ma ce la faremo. Alla riunione coi politici non ci andrò. Troppe chiacchere. Ora dobbiamo lavorare". Quasi davanti al Moby Dick, c’è il Bagno Toto e il ristorante Dalla Mi’ Nonna. Manuele Gelsi sa che ce la farà anche questa volta. E’ tranquillo e rassegnato al tempo stesso, nel trascinare fuori dal suo stabilimento balneare l’ennesima cariolata di legname che viene via dal suo Toto. Anche lì, si parla di 50mila euro. "Sotto è tutto sfondato – dice Gelsi -. E poi le cabine non ci sono più. Il mare ha sollevato la pavimentazione del pontile che è alto più di due metri. E’ mancata la corrente elettrica fino a ieri. La sabbia è stata mangiata o spostata dove non deve essere. Qui c’è un carrello da imbarcazione trascinato dal mare che è del circolo Arnino. Mi sono auto arrangiato. Ho collegato l’autoclave con un tubo di gomma per portare acqua dove mi serviva". Il problema infatti è stato il black out elettrico ma anche, ironia della sorte, dell’acqua della rete idrica. "Le attrezzature sono andate: questa acqua è micidiale perché è Marina ed è mista a fango".
Carlo Venturini