REDAZIONE PISA

Da Pisa a Kiev: la ’Dad’ più forte della guerra

Alla scuola elementare "Gereschi" la piccola alunna ucraina si collega con i compagni sparsi per l’Europa e le maestre rimaste in patria

di Ilaria Vallerini

Suona la campanella virtuale tra Pisa e Kiev che placa per qualche ora l’orrore della guerra. Polina si connette dal suo smartphone da un’aula della sua nuova scuola: la primaria "Livia Gereschi". Si intravedono le cuffiette che spuntano tra i ciuffi dorati che le incorniciano il volto. Quel volto di bambina di quinta elementare cresciuta prima del tempo. Il quaderno aperto sul banco, l’agitazione e la gioia di rivedere le sue maestre e i compagni di Kiev. Mano a mano sul piccolo schermo appaiono i nomi degli studenti e poi la figura rassicurante della maestra. "Dobry den, come state bambini?". Si collegano in 20 – chi da casa, chi dai rifugi antiaereo o da sistemazioni di fortuna – e si fa la conta di chi manca all’appello virtuale. L’insegnante non specifica dove si trova, ma è viva. Forse è riuscita a trovare riparo dal cielo infuocato di Kiev, oppure è rimasta nella sua casa, correndo di volta in volta in un rifugio sotterraneo quando suona l’allarme. La didattica a distanza in tempo di guerra è resilienza, un termine inflazionato, ma che rispecchia profondamente il senso di ciò che è accaduto ieri alle "Gereschi". Matematica, storia e poi inglese. Le lezioni si interrompono con un po’ di anticipo per qualche problema “tecnico“, forse lo strillo di una sirena. Le voci si dissolvono nell’etere di una connessione che attraversa l’Europa. Si chiude la chiamata. "La didattica a distanza per Polina e Veronika, l’altra bambina ucraina che è stata inserita a scuola – spiega la maestra Antonella Novara – sarà integrata con il nostro programma scolastico e con le ore di alfabetizzazione". Ogni giorno, quindi, le bambine proseguiranno il loro percorso di studi, nonostante la chiusura obbligata di tutte le scuole in Ucraina. Un cordone che si rimargina, dopo la lacerazione di 28 giorni fa quando l’ombra della guerra ha soverchiato i cieli del Paese costringendo Polina a fuggire insieme a sua mamma, al fratellino Mark, alla vicina di casa Veronika – che frequentava il suo stesso istituto privato – e a Dasha, una ragazza orfana di 17 anni.

Destinazione: Pisa. Ad attenderle al loro arrivo, la nonna di Polina, che lavora qui in città. Lo screening sanitario, la registrazione in questura e poi la prima campanella lo scorso 9 marzo. "Il nostro istituto, grazie anche alla sensibilità della dirigente scolastica Rossana Condello, si è attivato subito per il loro inserimento – racconta la maestra Maria Chiara Cedolini –. Da sei giorni è arrivato anche il piccolo Sergej – fuggito da Kharkiv insieme alla madre– che è stato inserito nella IV A. Stiamo facendo di tutto per donare serenità a questi bimbi, dando loro l’opportunità di partecipare anche ad altre attività, come i corsi di musica alla scuola ’Gastone Bini’ che saranno erogati gratuitamente".

Il primo giorno di Dad è terminato. Polina esce per mano alla maestra Antonella e corre a giocare nel cortile con i suoi nuovi amici, tanti stranieri di seconda generazione. "La scuola del futuro", la definisce la responsabile del plesso. Alle spalle, l’eredità di una donna ed insegnante forte e coraggiosa, Livia Gereschi, che salvò donne e bambini da un rastrellamento dei nazisti sui Monti Pisani. Oggi quell’eredita è stata raccolta dalla scuola che ha fatto dell’accoglienza la sua bandiera.