MARIO ALBERTO FERRARI
Cronaca

"Costretto a pagare per fare il mio lavoro. È la vita da precario"

La denuncia di Luigi Sofia, insegnante e consigliere "Devo sborsare 2mila euro per l’abilitazione".

La denuncia di Luigi Sofia, insegnante e consigliere "Devo sborsare 2mila euro per l’abilitazione".

La denuncia di Luigi Sofia, insegnante e consigliere "Devo sborsare 2mila euro per l’abilitazione".

di Mario Ferrari

"Io, che mi sono laureato sei anni fa, ho superato il concorso e ho 5 anni di servizio a scuola sono costretto a pagare 2mila euro per farmi riconoscere un’abilitazione sulle stesse materie del concorso che ho già superato". È la denuncia di Luigi Sofia, insegnante precario e consigliere comunale di Sinistra Unita che ha raccontato la sua difficile trafila da precario della scuola. Al 32enne infatti è stato accolto dal Tribunale di Pisa un ricorso col quale sono stati riconosciuti 1.500 euro di bonus docenti, ma il Ministero dell’istruzione non ha pagato. Sofia ha dunque chiesto l’ottemperanza della sentenza e il Miur è stato obbligato a erogare il bonus entro trenta giorni. Eppure, anche questo pronunciamento è stato ignorato. "A oggi - dice -, non ho ricevuto un euro. Nonostante abbia vinto due volte in tribunale, il Ministero continua a non adempiere". Nel frattempo, il 32enne è costretto a versare 2.000 euro per iscriversi ai percorsi abilitanti previsti dal Ministero, "una cifra che avrei potuto usare per coprire i soldi che lo Stato mi deve e che la giustizia mi ha già riconosciuto". Come si sente per questa vicenda? "Estremamente indignato e offeso dallo Stato che mi costringe in maniera perpetua a fare questi percorsi che sono dispendiosi sia psicologicamente sia fisicamente. Il tutto senza riconoscerci le graduatorie: un gioco meschino sulla pelle dei precari". Come mai? "Perché siamo costretti a combattere una vera e propria guerra tra poveri. I precari infatti, nella speranza di trovare impiego fisso, fanno a gara l’uno contro l’altro nell’ottenere più abilitazioni e certificazioni. Il tutto perché il meccanismo della scuola pubblica possa continuare ad avere dei robot da usare come tappabuchi e, quando non serviamo più, ci mettono da una parte, aggrappati alla speranza di un posto che ci spetta". Si sente usato? "E defraudato, la mia è l’unica categoria costretta a pagare per lavorare, nonostante la Commissione Europea sancisca che dopo 3 anni di servizio io debba essere stabilizzato". Tornando indietro cambierebbe mestiere? "No, perché l’insegnante è l’unico lavoro che vorrei fare nella vita, però è estenuante dover combattere continuamente contro il mio datore di lavoro, lo Stato. Noi precari viviamo in un eterno presente sinonimo che non c’è rispetto per la nostra categoria, che ormai in Italia è senza speranze". Però questo non vi fermerà dal lottare per i vostri diritti. "Affatto. Io sono stato ricevuto due volte al Minstero dell’istruzione per parlare di questi temi e mi hanno sempre dato ragione, eppure continuano a illuderci e fregarci".