"Coppelia, come in un film"

Oggi al teatro Verdi un classico insuperato. Il maestro Amodio: "Balletto ambientato in un set cinematofrafico"

Migration

Questo pomeriggio arriva al Verdi Coppelia ed è già sold out. Sarà perché Coppelia con le musiche di Léo Delibes è un grande classico insuperato; ma anche perché per la prima volta a Pisa va in scena nella ‘rilettura’ firmata da Amedeo Amodio, tra i più ammirati coreografi italiani, con Anbeta Toromani e Alessandro Macario primi ballerini. La Coppelia di Amodio, già applauditissima in tutti i teatri dove ha fatto tappa, è una produzione di Daniele Cipriani Entertainment.

Maestro Amodio, il pubblico del Verdi assisterà a una Coppelia densa di citazioni cinematografiche.

"Sì, è una scelta che è arrivata da sé, sulla scorta del racconto originale di Hoffmann, ‘L’uomo di sabbia’. Le immagini frammentarie che il racconto e la musica mi suggerivano mi ha dato l’idea di usare tecniche cinematografiche che rappresentassero i momenti ’soggettivi’ di Nataniele. Tutto il balletto è ambientato in un set cinematografico di cui Coppelius, interpretato da Umberto De Santis, è il regista e il ‘grande manovratore’ di Nataniele".

Il sipario si apre su una scena che via si costruisce e che mostra alcune icone del cinema.

"Sì, nella piazza del villaggio si riconoscono, ad esempio, i personaggi di ‘Sette spose per sette fratelli’ e i marinai di ‘On the town’. Il costume di Olimpia, la bambola, interpretata da Rebecca Storani, è quello del famoso passo a due con Gene Kelly e Cyd Charisse in ‘Cantando sotto la pioggia’. Siamo nello sguardo di Nataniele che confonde la realtà con l’immaginazione, proprio lui che si innamora di una bambola scambiandola per una donna reale".

Anche il secondo atto riserva momenti assai familiari per il pubblico.

"Quando Clara si traveste da Olimpia e balla con Nataniele nella balera, il valzer di Delibes è riadattato, dal bravissimo Maestro Giuseppe Calì, nei ritmi di tango e cha cha. E poi, nello studio di Coppelius ci sono altri automi che ho voluto caratterizzare come Dracula, Charlot e Frankestein. Molto emozionante è infine l’assolo di Nataniele impazzito con Clara che cerca di ricondurlo alla ragione, come Ingrid Bergmann e Gregory Peck nel film ‘Io ti salverò’ di Hitchcock".

Maestro, questa sua attenzione speciale al cinema è una eredità della sua formazione teatrale iniziata alla Scala quando aveva 11 anni?

"Perché no? È un lascito dei grandi maestri con cui ho lavorato, tra i quali Aurel Milloss. Nella Anna Bolena con la Callas, Luchino Visconti diede persino a noi paggi il libretto da studiare per conoscere il contesto e contribuire con le nostre espressioni alla perfetta messa in scena del tutto. Essere ballerini non è solo eseguire bene i passi; bisogna studiare perché così è possibile interpretare e lasciare qualcosa al pubblico".

E poi ci sono rigore e disciplina.

"Esatto. Anbeta, per esempio, è una bravissima danzatrice, una perfezionista. So che è un grande modello per le giovani ballerine. Questo è importante perché la tentazione di sentirsi arrivati è dilagante così come la superficialità. Il teatro è prima di tutto una scuola e il palcoscenico non è il luogo in cui si esibisce se stessi, ma in cui si rende omaggio all’arte e alla creatività dell’uomo".

Eleonora Mancini