
Andrea
Ferrante*
Con un post del 26 dicembre sul suo profilo Facebook, l’assessore comunale Filippo Bedini ha ritenuto opportuno commemorare i 75 anni
dalla nascita del Movimento Sociale Italiano. “Una storia fatta di passione, coraggio, sacrificio e coerenza”, recita il manifesto postato. Seguono commenti anche più preoccupanti. Certamente a Bedini va riconosciuta la trasparenza con cui dichiara la
sua appartenenza ideologica.
Da cittadini di Pisa, però, ci chiediamo alcune cose. In primo luogo, ci chiediamo se quanto Bedini dichiara apertamente sia condiviso, magari in modo taciuto, anche da altri esponenti di spicco
dell’attuale amministrazione.
Ci chiediamo inoltre se, a proposito di coerenza, sia possibile rivendicare questa eredità e al tempo stesso rappresentare Pisa e la sua
storia. Per questo chiediamo che il sindaco Conti chiarisca se condivide questa
manifestazione di nostalgia per ciò che il Msi ha rappresentato.
Nel frattempo, dato che la memoria è qualcosa di molto importante, è bene ricordare qualcosa in più. Prima della fondazione del Msi da parte di reduci della Repubblica
Sociale Italiana come Giorgio Almirante, Pino Romualdi ed altri ex esponenti del regime fascista, Pisa aveva conosciuto il disastro che quel regime aveva generato per l’Italia. La soppressione della democrazia, la persecuzione violenta degli
oppositori, l’eliminazione dei movimenti politici e sindacali che si erano battuti e si battevano per il progresso del Paese e per l’emancipazione delle classi più deboli, l’istituzione di un regime
repressivo e reazionario, l’alleanza scellerata con la Germania nazista, la vergogna disumana delle leggi razziali. Rimaniamo dell’idea che l’unica eredità da celebrare senza ambiguità - tanto più in una città medagliata - resti quella di chi a quel regime si oppose, spesso pagando un prezzo carissimo; quella dei liberatori; e infine quella di chi poi si è dedicato a costruire pace, democrazia e progresso.
*Segretario cittadino Pd, Pisa