Combattere per la vita L’esempio di Pisanti

Il pugile italiano all’istituto . Galilei-Pacinotti con gli studenti. "Lo sport come integrazione. e scopo per giovani e adulti"

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Un incontro per creare momenti extrascolastici in cui svolgere attività sportive ed educative con l’intento di favorire l’integrazione tra soggetti disabili e normodotati, sostenendo la lotta alla disuguaglianza e al bullismo attraverso lo sport e il sostegno alle famiglie. Così nei giorni scorsi il pugile italiano Mario Pisanti ha incontrato gli studenti dell’istituto superiore Galilei-Pacinotti nell’ambito del progetto "Diversi ma uguali, percorsi educativi di inclusione sociale" realizzato dall’associazione nazionale di promozione sociale Eurosport in risposta al bando "Educare insieme" e cofinanziato dal dipartimento per le politiche della famiglia della presidenza del consiglio dei ministri. L’offerta formativa rivolta ai ragazzi, oltre alla presenza del campione di pugilato, si è resa importante attraverso il dialogo e la visione del documentario "Mani Fasciate", che racconta la vita del pugile stesso. Nel 2004 infatti, Pisanti era sul punto di partecipare alle Olimpiadi di Atene con la nazionale italiana di pugilato, ma un grave incidente d’auto aveva frantumato i suoi sogni. Dopo quattro anni lontano dal pugilato, nel 2008 ritorna a combattere nella categoria dei professionisti, per riempire il vuoto di quelle Olimpiadi mai disputate. Oggi il suo riscatto sportivo non è semplice da realizzare. La precarietà, nel documentario, si consuma tra sogni sportivi infranti, ma anche in ambito lavorativo dove Pisanti è intento alla continua ricerca di un lavoro che dia una tranquillità economica a se stesso ed alla sua famiglia. Il protagonista è sempre in bilico tra il proseguire determinato il suo cammino o lasciarsi inghiottire dalla vita di provincia, mettendo da parte le proprie ambizioni, Mario potrà contare solo sulla sua grande forza di volontà per raggiungere il suo traguardo.

"In questo incontro - conclude Pisanti -, ho cercato di trasmettere la lealtà del comportamento il cui l’unico scopo è quello di raggiungere la massima espressione delle capacità naturali della persona, il rispetto delle regole, la solidarietà e l’amicizia tra praticanti con il ricorso naturale e spontaneo al ‘fair play’ ed al ‘self control’ e la capacità di scegliere e di adottare stili di vita anche non omologati a quelli dei coetanei e lo sport come integrazione di diverse culture, religioni, stati sociali, livelli d’istruzione e come coinvolgimento di tutti".

Michele Bufalino