Chi è il medico che ha firmato il certificato di idoneità

Un medico anziano firma l'ultima visita di Mattia Giani, deceduto improvvisamente. L'autopsia potrebbe rivelare cause del decesso. Indagini in corso sulla corretta gestione del defibrillatore durante il soccorso.

Ha 80 anni ed è considerato un esperto e rispettabile professionista il medico che ha firmato l’ultima visita medica di Mattia Giani. Un nome conosciuto nell’ambiente calcistico, in quanto esercita in un centro medico sportivo privato di Empoli, in cui molti giocatore svolgono le visite per ottenere il certificato di idoneità sportiva agonistica. In quella visita, sostenuta puntualmente un anno dopo l’accertamento precedente, adesso si cercano possibili anomalie cliniche che possono essere sfuggite all’occhio dell’anziano medico. Non è detto che ci siano, perché a meno che non si tratti di patologie riconoscibili con evidenza, ci potrebbe essere bisogno di una perizia di patologo specialista in malattie cardiache. Oggi l’autopsia potrebbe chiarire le cause del malore che ha colpito Mattia Giani domenica scorsa, deceduto poi l’indomani mattina a Careggi. Poi comincerà l’esame autoptico che sarà eseguito dalla dottoressa Beatrice Defraia. La famiglia Giani nominerà anche un suo consulente medico legale.

Le indagini della procura, intanto, sono entrate nelle fasi iniziali: al momento non ci sono indagati nel fascicolo per omicidio colposo, e il pm Giuseppe Ledda ha disposto l’acquisizione delle cartelle cliniche, dei certificati medico sportivi e del defibrillatore. Proprio dal dispositivo salvavita potrebbero emergere importanti elementi.

È stato usato correttamente? Era funzionante? Non è partito perché non era presente battito? Cosa è stato detto e fatto in quei momenti così dolorosi e caotici? Le risposte si trovano nella ’scatola nera’ all’interno del defibrillatore, che una volta acceso registra ogni tipo di movimento, comprese le voci delle persone che hanno soccorso Mattia. Nella cronologia del dispositivo ci sono anche le ’decisioni’ prese dall’intelligenza artificiale dello stesso (che potrebbe non essere partito perché il battito del cuore non richiedeva una scarica), ma anche in possibili errori commessi dai soccorritori. Il tutto, chiaramente, se funzionante e con la batteria carica.