
di Francesca Bianchi
L’incubo aste per le spiagge accende i riflettori fuori stagione sul litorale pisano. Non solo sul futuro, ma anche sul presente di decine e decine di imprenditori – spesso di generazione – che hanno investito su stabilimenti che a breve potrebbero finire all’asta. E quando si dice ‘investire’ non c’è solo l’impegno economico per la manutenzione e la riqualificazione delle strutture ma anche spese ‘ordinarie’ che pesano sui bilanci. Abbiamo cercato di capire qualcosa di più.
Il gestore di uno stabilimento balneare è chiamato a sostenere ogni anno un canone demaniale marittimo che sul litorale pisano, complessivamente, raggiunge 1 milione e 300 mila euro circa. Cifra che riguarda un totale di circa 135 stabilimenti (tra bagni, spiagge attrezzate, colonie...) distribuiti da Marina a Tirrenia fino a Calambrone. Di questi circa 35 sono bagni di grandi dimensioni, per il resto si tratta di strutture medio-piccole che pagano un canone di qualche migliaia di euro (il canone minimo per legge è di 2500 euro), mentre per i grandi il canone arriva anche a 30mila (fino a poco tempo fa, quando il calcolo era in base ai valori Omi, si sfioravano anche i 40mila, adesso invece i prezzi sono fissati da un tabellare elaborato dal Ministero in base ai metriquadri). Canoni che per il 2022 hanno subito un innalzamento dell’8 per cento.
"Il Comune – spiega il vicesindaco Raffaella Bonsangue che ha la delega al patrimonio – non trattiene niente di questo importo, ma trasferisce le risorse allo Stato e nella misura del 25 per cento alla Regione, ricevendo solamente un contributo dalla Regione pari a 47.298 euro che, di fatto, è una sorta di corrispettivo per la gestione del demanio marittimo". I balneari devono poi pagare, ogni anno, il canone di locazione sulle aree comunali. Nelle casse di Palazzo Gambacorti arrivano circa 300mila euro all’anno: 284mila per i fitti di terreni e 12mila come indennità di occupazione. In questa ‘voce’ sono comprese le aree che a Marina sono occupate dagli stabilimenti tra il confine del demanio marittimo fino a mariciapiedi e scogli (da Boccadarno al bagno Marco Polo). Una linea che proseguendo si insinua dentro la pineta lato mare e a Calambrone ha un confine rappresentato dalle mura stesse delle colonie. "Zone in cui insistono parcheggi e manufatti di pertinenza – spiega il vicesindaco Bonsangue – mentre sono esclusi dal canone i vialetti di accesso". Una ‘fotografia’ ormai consolidata che rischia di essere stravolta dall’applicazione della direttiva Bolkestein che prevede che le spiagge vadano a gara a partire dal 2024.
"Siamo a fianco della battaglia dei balneari – conferma il vicesindaco Bonsangue – una battaglia che vede Forza Italia e le altre forze di maggioranza in prima linea nel chiedere un confronto in aula. Spetterà al Parlamento elaborare e discutere le dovute modifiche per migliorare il testo proposto dal governo. Pensando al litorale pisano l’impegno deve essere massimo per salvaguardare non solo l’attività dei nostri imprenditori ma anche una fruizione che è fatta di rapporti consolidati. E’ una questione di tradizione e direi anche una questione culturale. Per questo crediamo fondamentale che, nell’ipotesi che la soluzione sia il percorso dei bandi, venga almeno prevista una premialità in base agli investimenti fatti e all’esperienza maturata".