"Cambia... menti, la scuola fuori dalle classi"

Alla media Fibonacci (unica in provincia) progetto con le aule disciplinari. "Piccola rivoluzione: gli studenti da sedentari si mettono in moto"

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di Antonia Casini

Le scuole che dovrebbero aprire le menti. La media Fibonacci di Pisa ("unica nella provincia, e tra le poche in Toscana"), ha avviato "da settembre un nuovo modo di fare didattica con le aule disciplinari", spiega la professoressa Stefania Liso, una delle docenti che ha promosso questa idea. "Ogni aula è dedicata a una materia e sono i ragazzi che girano per la scuola, dotata di armadietti per ogni studente come accade all’estero". Il progetto si chiama "CambiaMenti: la scuola in movimento" ed è ispirato alle "cosiddette aule disciplinari elaborato da Avanguardie Educative e realizzato solo in alcuni istituti italiani". Sono gli stessi studenti che ci mostrano i nuovi stipetti, i cartelli per orientarsi nei nuovi spazi, "abbiamo riformato radicalmente l’impostazione tradizionale di entrambi i plessi (sede centrale di via Lalli e succursale di via San Francesco)". Libri, cartine, armadietti colorati e attrezzati che permettono una maggiore accessibilità e zaini più leggeri.

"Non più un’area generica e assegnata ad un unico gruppo classe, ma spazi dedicati alle singole discipline condivisi da più gruppi classe. Insomma – aggiunge la prof Liso – a muoversi non sono più gli insegnanti “trascinandosi” dietro il necessario per la loro specifica lezione, ma gli studenti che possono usufruire di specifici ambienti di apprendimento dedicati". "Abbiamo scelto questo modello perché offre numerosi vantaggi sia sul piano didattico e dell’apprendimento, sia sul piano dell’acquisizione da parte degli studenti di competenze sociali in termini di sviluppo dell’autonomia e della responsabilità". Le aspettative per i vantaggi sono alte: "Favorire l’apprendimento attivo, la personalizzazione dell’apprendimento e dell’insegnamento, l’autonomia e la responsabilità degli alunni, migliorare la concentrazione attraverso il movimento, stimolare l’uso di metodi didattici innovativi da parte degli insegnanti, promuovere l’uso delle tecnologie, valorizzare la creatività dei docenti". La filosofia è quella di Brian Alexander: "Si dovrebbe riuscire a passare dallo studente “sedentario”, immobile in un banco in atteggiamento di passiva ricezione di informazioni e conoscenze, allo studente “nomade”, in movimento nella loro ricerca".

Una piccola rivoluzione dopo gli anni del Covid. "Si tratta di un progetto apprezzato e apprezzabile in quanto si incentra sulla possibilità di affrontare le materie di studio con un approccio laboratoriale – commenta il dirigente prof Luca Zoppi – che permette agli alunni di contribuire in maniera attiva e interattiva e permette sia agli alunni che agli insegnanti di affrontare gli argomenti come una materia viva e in divenire su cui costruire contenuti sempre nuovi e originali".