
Negli ultimi 4 mesi 40 le misure cautelari specifiche su un totale di 90 richieste "Prossima tappa, monitorare le case rifugio per più prevenzione e protezione".
di Antonia Casini
Nell’ultimo quadrimestre - come ha evidenziato il magrif, magistrato di riferimento per l’innovazione, Lydia Pagnini - sono state 40 le misure cautelari specifiche (sulla violenza di genere) su un totale di 90 richieste. Un problema, al momento, continua a essere "il braccialetto elettronico". Il braccialetto elettronico, a volte chiamato anche cavigliera elettronica, perché applicato alla caviglia, è un dispositivo tecnologico che viene indossato e che consente alle autorità di controllare a distanza la posizione e i movimenti di una persona.
La procuratrice cita uno degli ultimi casi, ad aprile scorso, quando, "alla richiesta della Stazione dei carabinieri di Castelfranco di avere uno di questi dispositivi, Fastweb ha risposto che non c’era la possibilità". Mancano i dispositivi di controllo e "una circolare ha chiarito che il compito di risolvere il problema è delle forze dell’ordine". "Che provvedono con una vigilanza dinamica", precisa il comandante provinciale dei carabinieri, colonnello Mauro Izzo. "Il braccialetto – afferma Camelio – serve anche perché la vittima spesso è molto condizionata e in soggezione" e non sempre riesce a denunciare che l’indagato ha disatteso i provvedimenti. "In quel caso si chiede l’aggravamento della misura".
Camelio parla più volte di "sinergia e ringrazia questore e comandante dei carabinieri di Pisa per l’impegno nel creare il coordinamento sui codici rossi". Dato che la violenza non è soltanto fisica, ma anche psicologica, economica e assistita. "Entrando a far parte della rete anti violenza vorremmo monitorare anche chi viene accolto nelle case rifugio che io chiamo ’bolle’. Perché poi esiste un mondo esterno e spesso la violenza è anche economica ed è importante capire quante donne non hanno un lavoro per poi sostenerle nel percorso che porta all’indipendenza fuori".
Sulla violenza assistita, che riguarda i minori che, appunto, loro malgrado sono testimoni delle aggressioni, Camelio aggiunge: "Collaboriamo già con il Tribunale per i minorenni ma a breve sarà firmata una vera convenzione". E la pm Miriam Pamela Romano ricorda che "ci sono strumenti a tutela, come l’articolo 403", una disposizione del Codice civile che prevede l’intervento della pubblica autorità per garantire la protezione e la sicurezza ai minori rispetto a pericoli gravi e immediati nell’attesa di provvedimenti da parte del Tribunale per i minorenni.
Il "monitoraggio su tutti i reati che riguardano la violenza di genere – commenta Camelio – è essenziale, perché, quanto più sono inquadrati all’inizio, tanto più è facile seguire e intervenire dopo. Se non sappiamo che una lesione è da codice rosso, perdiamo il reato".