"Base militare ok, ma fuori dall’area protetta"

Non usa giri di parole il presidente Bani: "Io ho ricevuto un mandato chiaro dalla comunità e non mi muovo da questa posizione"

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di Gabriele Masiero

"Il dato più importante è che si riparte da zero e che il decreto del Governo Draghi che imponeva un grande insediamento militare dentro il Parco di San Rossore è superato. Ora la soluzione finale dovrà essere condivisa". Il presidente dell’area protetta, Lorenzo Bani, guarda il bicchiere mezzo pieno, ma sa benissimo che, almeno dal suo punto di vista, è ancora tutt’altro che vinta: "Io ho ricevuto un mandato chiaro dalla comunità del Parco e quindi dai sindaci che la compongono e non mi muovo da quella posizione. Nessun insediamento militare dentro i confini dell’area protetta, dunque neppure nel borgo di Coltano. Il tavolo istituzionale, al quale parteciperemo anche noi, dunque dovrà individuare soluzioni alternative fuori dai nostri confini". Bani, in un colloquio con La Nazione, pesa le parole, evita di andare dritto per dritto, addolcisce il ragionamento prendendo di lato, più che di punta, la questione, però avverte: "L’incontro di Roma è andato bene, ma la partita non è chiusa e noi non saremo semplici spettatori". Insomma, è il ragionamento del presidente del Parco, "la soluzione finale è ancora lontana e tutta da scrivere", "Sento parlare di Villa Medicea, Stalle del Buontalenti e stazione Marconi - sottolinea Bani - che sono beni di proprietà del demanio regionale che possono e devono essere riqualificati ma con destinazioni diverse da quelle ipotizzate per ospitare i carabinieri. Lavoriamo invece tutti insieme sull’area di Ospedaletto e se proprio dobbiamo intaccare il territorio del Parco, allora ragioniamo sulla sottoutilizzazione di caserme come quelle della Bigattiera e del Cisam, non altri luoghi".

Il timore del presidente del Parco, infatti, è che quello che definisce "un pericolo scampato oggi, possa ripresentarsi sotto altra forma tra qualche anno per mancanza di visione". Bani si riferisce infatti "alle 1500 caserme che negli anni in tutta Italia sono state trasferite al fondo di Cassa depositi e Prestiti con l’obiettivo di ricavarne una valorizzazione economica: insomma metterle sul mercato e venderle ai privati". "E’ successo così anche con la caserma Artale di Pisa - sottolinea Bani - che oggi sarebbe potuta tornare utile per riallocare i reparti dei carabinieri e non vorrei che tra qualche anno potesse accadere proprio anche per gli immobili della Bigattiera o del Cisam, magari per darli in mano a privati che intendano trasformarli in strutture ricettive".

Infine, Bani dà una stoccata politica al Comune: "Conti e la destra dicono che sapevamo tutto da un anno e non abbiamo detto niente, ma la comunicazione che abbiamo ricevuto dalla Regione il 9 aprile 2021, quando io ancora non ero presidente, l’hanno ricevuta anche Palazzo Gambacorti e la Provincia di Pisa. Il nostro intento, dopo quella lettera, è stato quello di non creare allarmismi e inutili polemiche, ma approfondire e lavorare a soluzioni diverse, d’intesa con l’Arma. Dopo il nostro parere negativo, il Comune perché non ha detto niente? Non è il momento delle polemiche, lavoriamo tutti insieme per il bene della comunità e dell’ambiente".