FRANCESCA BIANCHI
Cronaca

Arbitra Ghelardoni Debutto col fischietto a 43 anni e sette mesi

La storia dell’agente della polizia municipale impegnato in Promozione "La crisi di vocazioni? La paura troppo spesso scoraggia i ragazzi".

Arbitra Ghelardoni Debutto col fischietto a 43 anni e sette mesi

di Francesca Bianchi

Quando è la passione a fare da guida e benzina non c’è anagrafe che tenga. Lo sa bene Alessio Ghelardoni, un passato da calciatore, un impiego attuale nella Polizia Municipale e 43 anni e 7 mesi sulla carta d’identità. Un’età ‘anomala’ per un fischietto al debutto in Promozione. Ma è successo, nel match Lampo-Capezzano Pianore di domenica scorsa Alessio è sceso in campo forte della sua esperienza. La settimana precedente altro probabile ‘primato’: il torneo di Viareggio. "Quasi sicuramente sono stato l’arbitro più anziano che abbia mai diretto una gara" ammette divertito Alessio.

Ma l’orgoglio c’è tutto e anche la voglia di diventare ‘contagioso’. Il traguardo di Alessio è ‘figlio’ di un periodo non facile per il mondo arbitrale in cui coprire la direzione di tutte le gare è un’impresa. Dal 1º luglio 2022 – proprio a causa crisi delle ‘vocazioni’ - i limiti d’età massimi, precedentemente in vigore, sono stati cancellati. Adesso si può arbitrare fino a 50 anni e, tra le altre novità, è stata inserita la possibilità per ragazze e ragazzi (fino ai 17 anni) di diventare arbitri di calcio continuando anche a giocare nelle rispettive società sportive.

Ma il problema c’è. "Il mio ruolo era portiere – racconta Alessio – ho giocato fino in Eccellenza fino a quando un infortunio mi ha fermato. Quando ho iniziato il corso arbitri non immaginavo che sarebbe diventata la passione più grossa della mia vita, più del calcio giocato. La mia vita precedente, tra l’altro, mi permette di capire chi ho davanti, so mettermi nei panni dell’altro, dei giocatori delle due squadre tanto che spesso mi sento dire ‘lei è un arbitro che di calcio ci capisce’. Dopo 15 anni di tessera posso affermare arbitrare è un’esperienza bellissima, che consiglio a tutti. Amo il ruolo, il rispetto delle regole che è un concetto non facile da trasmettere. Oggi, poi, è particolarmente difficile attrarre nuove leve, nonostante il grande lavoro che le sezioni fanno, anche nelle scuole. Per fare l’arbitro serve puntualità, affidabilità".

"Io in 15 anni – continua – non ho mai mancato ad un appuntamento. Arbitrare significa mettersi alla prova, ci sono campi difficili e la personalità è tutto. Spesso il timore di trovarsi in situazioni complicate scoraggia i ragazzi. Accade che il corso arbitri all’inizio conti 30 iscritti e alla fine poi ne arrivino in tre o quattro… Un po’ di ripresa, però, c’è stata, ma non basta". E se Alessio scalpita già per nuove ‘sfide’, i ringraziamenti sono d’obbligo: "Al presidente regionale Tiziano Reni che mi sta dando fiducia, al presidente della mia sezione Aia, la Renato Gianni di Pisa, Maurizio Sisia e al disegnatore provinciale Luciano Giusti. È grazie a loro che questa mia enorme passione può continuare a nutrirsi".