Anticorpi monoclonali: curati 55 pazienti. Arrivano quelli di seconda generazione

I monoclonali di TLS ‘più potenti e studiati per combattere anche le varianti’. "7 ospedalizzazioni e una persona (molto anziana) deceduta"

Anticorpi monoclonali

Anticorpi monoclonali

Pisa, 24 aprile 2021 - A Pisa si guarda già agli anticorpi di seconda generazione. Ne lla città pioniera nella sperimentazione, sono stati somministrati i monoclonali autorizzati da Aifa (Agenzia italiana del famaco) a 55 persone, la gran parte di queste aveva la variante inglese, 7 avevano invece quella brasiliana. Sono state registrate 7 ospedalizzazioni, alcune anche in terapia intensiva, e una morte in casa di una persona molto anziana, riassume il primario di Malattie infettive, il professor Francesco Menichetti. "I criteri di selezione presenti nelle linee guida nazionali dettate da Aifa sono molto restrittivi – spiega il professor Marco Falcone che coadiuva Menichetti – tra i 18 e 55 anni può accedere solo chi ha malattie gravi, autoimmuni o è obeso. E tra gli over 55enni solo chi ha comunque patologie". Sulle ospedalizzazioni il professor Falcone precisa che si tratta di "persone che, per problematiche importanti, si parla di malati oncologici o di trapiantati per fare alcuni esempi, hanno già un alto rischio di finire in ospedale. Gli anticorpi, inoltre, abbiamo visto, che hanno efficienza altissima con la variante inglese, che è al momento prevalente in Toscana. Ma lo sono meno con altre più rare, come la sudafricana e la brasiliana. Ci sono test rapidi e semplici per scoprirlo che si possono fare anche dopo il tampone".

I possibili candidati sono segnalati dai medici di base e dalle Usca, Unità speciali di continuità assistenziale. Tramite il sito dell’Aifa si verifica se sussistino i criteri. "L’accesso è vincolato. Se il responso è negativo – aggiunge Falcone – diamo la possibilità di partecipare alla sperimentazione con gli anticorpi Astrazeneca (25 pazienti fino a ora): si ha il 50% di possibilità di riceverli e comunque si è monitorati".

Un percorso fatto in prima persona. Il 10 marzo - come già raccontato - mi è stata fatta l’iniziezione (non so ancora se ho ricevuto gli anticorpi o il placebo) dopo numerose verifiche e analisi approfondite dello staff. Nel frattempo, sono stata seguita tramite iphone e telefonate giornaliere. Seconda visita, il 15 marzo: il dottor Lorenzo Suardi, la dottoressa Sara Occhineri (specializzanda al primo anno) e l’infermiere Stefano Dini mi hanno controllato tutti i parametri e fatto un nuovo tampone. L’8 aprile ho avuto accesso ai nuovi ambulatori dedicati all’edificio 13 di Cisanello. Dove mi aspettavano la dottoressa Occhineri e l’infermiera Celeste Orsetti. Ero ormai negativa, ma il virus può lasciare strascichi. La prossima tappa sarà tra oltre due mesi. Non ho più sintomi da molto tempo: ho passato il Covid essendo sorvegliata quotidianamente ed è già molto. Solo tra un anno, la speranza è di essere stata utile alla ricerca, saprò che cosa effettivamente mi è stato somministrato.

«Adesso stiamo aspettando di avviare lo studio sul monoclonale di TLS – racconta il direttore dell’Unità operativa, Menichetti – Si tratta di monoclonali di seconda generazione che dovrebbero garantire una maggiore potenza ed una attività diretta anche contro le varianti “difficili”".

La vaccinazione. "L’immunità naturale è più efficiente e completa di quella acquisita col vaccino. E, visto che i vaccini scarseggiano, chi ha avuto il Covid o ha ricevuto gli anticorpi può aspettare a farlo quando il quantitativo degli anticorpi scende. Per loro non è sconsigliato, ma lo si fa per ottimizzare le dosi", prosegue Falcone. E anche all’ospedale “Lotti” sono stati trattati i primi due pazienti con anticorpi monoclonali. "Si tratta di due donne, di 61 e 64 anni", fa sapere l’Asl.