Aggredito al parco a calci e sputi "Ebreo, devi morire nel forno"

Il racconto del padre del ragazzino. Il fatto è avvenuto nel parco della scuola elementare Altobelli "Sono scioccato, così come lo è mio figlio, anche perché nessuno degli altri è intervenuto"

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La banalità del male. Una frase offensiva scaraventata in faccia a un ragazzino. Una frase che va oltre il bullismo, ma diventa una coltellata al cuore intrisa nell’odio razziale. Qualcosa distante anni luce dalla nostra comunità di valori. "Sei un ebreo di merda". È un pugno nello stomaco. Uno shock per un ragazzo di 12 anni. E’ questa la frase urlata da due ragazzine quindicenni ad un ragazzo di 12 anni, ebreo, al parco della suola Argentina Altobelli di Venturina Terme. È accaduto domenica pomeriggio, alla vigilia della settimana durante la quale si celebra la Giornata della Memoria. Il parco della scuola primaria non è certo un luogo degradato, Anzi, è un bello spazio verde con giochi per i bambini e un campetto di calcio. Tutto curato e pulito con alberi e prati. E due passi da dove è avvenuto l’episodio le aule dove i bambini delle elementari stanno studiando il Diario di Anna Frank.

Erano le 18, il dodicenne esce di casa e si dirige al parco per incontrare un suo compagno di classe. Quando arriva l’amico è in compagnia di altri ragazzi, fra questi due ragazze quindicenni che frequentano le scuole superiori di Piombino. Il dodicenne che frequenta la seconda media Carducci a Venturina Terme, saluta il gruppo. A quel punto una ragazza gli dice di non parlare, perché la sua voce le dà noia. Il ragazzino le risponde di no e subito dopo accade ciò che sinceramente nessuno si sarebbe aspettato. Forse per dimostrare di assere più grandi, forse per vendicarsi di chissà che cosa, forse perché non si rendono conto esattamente di che cosa stanno per fare. In un momento il parco diventa teatro di un’aggressione pesante che non può essere dimenticata.

"Le due iniziano ad insultarlo, ebreo di merda, devi morire nel forno, iniziano a sputargli contro, a dargli calci, botte sulla testa – ci racconta il padre ancora sconvolto – all’episodio grave si aggiunge un altro aspetto altrettanto grave, il fatto che nessuno dei presenti abbia difeso mio figlio. Sono scioccato così come lo è mio figlio. Non abbiamo dormito, non riesco a darmi una spiegazione a questo gesto. Non riesco nemmeno a parlarne mi viene da piangere. Sinceramente non mi era mai accaduto niente di simile".

Il padre racconta di altri episodi, certo meno gravi, ma comunque da condannare, che erano accaduti anni fa quando il ragazzo frequentava la scuola elementare. "Avevo trovato sui messaggi che si scambiavano con i ragazzi un disegno con una svastica e un paio di scarpe con scritto dal 39 al 42, in quell’occasione avevo informato i genitori, avevo fatto presente la gravità del gesto. Ma questa volta non mi fermo ai rimproveri. Ho già parlato con il sindaco di Campiglia Alberta Ticciati, con la dirigente scolastica Maria Elena Frongillo, ho informato la Comunità ebraica di Firenze che informerà quella di Livorno. E oggi farò la denuncia alle forze dell’ordine. Non ci si può voltare da un’altra parte, questi episodi vanno condannati e denunciati. Non si può scherzare con una cosa così tragica. Forse anche i genitori devono comprendere cosa è stato fatto da queste due ragazzine". E per le due ragazzine, vittime anche loro di un clima d’odio che si moltiplica tramite i social, servirà un percorso che faccia capire loro la gravità di ciò che hanno fatto. Una violenza gratuita nei confronti di un ragazzino che offende non solo lui, ma tutta la nostra comunità. Un atto grave sempre, ancora più grave nei giorni in cui si ricordano le vittime della Shoah.

Maila Papi