REDAZIONE PISA

Agente penitenziario si toglie la vita al "Don Bosco"

Il segretario nazionale del Sappe : "Intervenga il governo"

Carcere (Foto di repertorio)

Pisa,  29 aprile 2019 - «Sembra davvero non avere fine il mal di vivere che caratterizza gli appartenenti al corpo di polizia penitenziaria». Lo afferma, in una nota, il segretario nazionale del Sappe Donato Capece annunciando il suicidio avvenuto ieri nella casa dei genitori a Pisa di un agente scelto di circa 30 anni in servizio al Don Bosco di Pisa anche se da poco era stato trasferito a Bologna. Capece non entra nel merito delle cause che hanno portato l'uomo a togliersi la vita, ma sottolinea come sia importante «evitare strumentalizzazioni ma è necessario comprendere e accertare quanto hanno eventualmente inciso l'attività lavorativa e le difficili condizioni lavorative nel tragico gesto estremo posto in essere dal poliziotto» visto che nei giorni scorsi c'è stato un altro suicidio di un appartenente alla polizia penitenziaria, in servizio in Calabria. «Quel che è certo - afferma Capece - è che sui temi del benessere lavorativo dei poliziotti penitenziari l'amministrazione penitenziaria e il ministero della Giustizia sono in colpevole ritardo, senza alcuna iniziativa concreta. Al ministro Bonafade e ai sottosegretari Morrone e Ferraresi chiedo un incontro urgente per attivare serie iniziative di contrasto al disagio dei poliziotti penitenziari». Il sindacalista denuncia situazioni in cui i lavoratori sono «lasciati soli dall'amministrazione a occuparsi di vari stati di disagio familiare». «Il ministero della Giustizia e il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria - conclude Capece - non possono continuare a tergiversare su questa drammatica realtà. Servono soluzioni concrete per il contrasto del disagio lavorativo del personale ed è necessario strutturare un'apposita direzione medica della polizia penitenziaria, composta da medici e psicologi impegnati a tutelare e promuovere la salute di tutti i dipendenti».