REDAZIONE PISA

#ioleggopisano: anche Giulia Cecchi fa il bis con un nuovo racconto

Torna anche oggi la rubrica con gli scrittori "di casa nostra"

Giulia Cecchi

Pisa, 11 maggio 2020 - Nuovo appuntamento con #ioleggopisano, torna Giulia Cecchi.

Chi è - Di sè dice: "Mi chiamo Giulia Cecchi, ho 30 anni e vivo a Lucca. Ahia, sì, lo so che son Pisana... ma l'amore molto spesso porta a fare gesti estremi 🙂 Lavoro nell'azienda di chimica di famiglia, e nel tempo libero cucino, scrivo, leggo e sbaglio parecchio. Gli errori servono sempre, come dico io: basterebbe avere un piano d'azione dove incanalare gli sbagli. Io sto ancora progettando il mio. La scrittura mi ha letteralmente salvato la vita 7 anni fa: ho trovato con essa la mia dimensione intima e la mia autostima, da coltivare entrambe come piantine grasse".

Che facciamo questa estate?

“Giulia, che facciamo questa estate?”

“Eh amore, che vuoi fare… non si può fare molto… Hai visto? Anche andare al mare… bah…”

“Sì, lo so… ma cosa ti piacerebbe fare? Dimmi…”

E allora ti dico che mi piacerebbe salire su un treno, su un aereo o anche su una zattera, anche quelle fatte a mano con i legni trovati sulla spiaggia, pensa al Gombo, quanti legni ci sarebbero sulla spiaggia di San Rossore da utilizzare, una bella zattera con una finta vela fatta con quel lenzuolo che odio color celeste, quello che abbiamo comprato insieme perché ci sembrava carino e poi era in offerta, e quindi sì compriamolo caso mai lo teniamo di riserva, e ora penso: cosa c’è di più deprimente di un lenzuolo celestino chiaro, banale insulso quasi da ospedale? Vuoi mettere un bel lenzuolo a righe giallo arancione e viola, cioè ci entri più volentieri nel letto quando vedi un bel lenzuolo sotto, caso mai appena stirato che sa di pulito, di bucato, e tu entri tutto bello pulito di doccia in un letto che è pulito anche lui, e io mi addormento abbracciata a te e penso che non ci sia altro posto dove vorrei essere, ma comunque oltre ai lenzuoli pensavo a dove mi piacerebbe andare. Forse salirei anche su una zattera, ti dicevo, sono di poche pretese.

Salirei e me ne andrei. Ovviamente si presenta quel giochino dove ti chiedono: chi porteresti su un’isola deserta? Però hai solo tre cose da poter portare. Io sicuramente, sulla mia zattera, porterei te, anche perché boh, chissà, forse un uomo può servire in questi momenti eh, che ne so, per manovrare una zattera non so se sono capace (sicuramente sono capace, ma faccio finta di non esserlo così tu fai la tua parte da uomo e io sono felice perché te sei felice, ma questo cosa non la diciamo) ma forse in due lo sapremmo fare. In due riusciamo a fare sempre tutto, siamo imbattibili. Poi porterei l’Autan, che odio le zanzare. E una protezione 50 per te, che sei bianchino e sennò mi torni ustionato. 1, 2, 3, ci siamo, siamo tutti. Amore, mi andrebbe bene anche una macchina, una banale macchina qualsiasi, con le ruote e il volante e i fari e tutto, ma prendiamo la tua eh, che consuma meno e in questi tempi è bene risparmiare. Pensando in grande andrebbe bene anche salire su una mongolfiera, nonostante soffra di vertigini, su un sottomarino poi non ne parliamo, mi piacerebbe troppo, andare piano piano per fondali, guardare i pesci dall’oblò, come fa la canzone?

“Eeeee guardo il mondo da un oblòòòòòòòòò” ma senza annoiarmi, non mi annoio mai con te, non mi annoio mai a guardare i pesci, sono così lenti, così diversi da me che invece vado veloce anche quando non sembra, mi lascio ipnotizzare da quegli occhi a palla, dalle squame che riflettono la luce quando c’è e… ora che ci penso, strana forte ‘sta cosa, anche quando non c’è, la luce dico, i pesci sono sempre un po’ luminosi, a modo loro, anche quelli che le squame non ce l’hanno, e questa cosa non l’ho mai capita, c’hanno delle lucine interne? Hanno le squame sotto-cute, che poi non ce l’hanno nemmeno la cute i pesci, ma come fanno a brillare anche se non hanno quei pezzettini simili ai giubbotti catarifrangenti? Mi piacerebbe perdermi per un po’, ma mica per seguire quel detto “le persone si accorgono di te quando te ne vai”, a me cosa pensano quegli altri non mi interessa, che pensino un po’ cosa gli pare, se gli manco avevano a pensarci prima, capace ci sarà anche qualcuno a cui non manco proprio per niente, e lì sarebbe sicuramente un bell’affare per loro e per me, perché mi piacerebbe andare qua e là nel tempo, e poi ritornare, perché alla fine si ritorna sempre, a meno che non mi perda, cosa altamente probabile, ma forse sarà un bell’affare anche quello, dico perdersi per un po’, girovagare, tentare strade diverse che ci riconducano alla via principale, forse davvero per salvarsi bisogna prima perdersi, questa cosa devo capirla. Ma se ci teniamo per mano, non sarebbe bello perdersi per un po’? Dai che ganzo sarebbe, io e te, te e io, come ti ripeto sempre in questi giorni di quarantena, te e io, io e te… Intanto potremmo andare a fare una perlustrazione al Gombo, e se ci sta, facciamo anche un bagno e poi…

“Giulia, ci sei? A che pensi?”

“Eh? No nulla amore… per questa estate boh, vediamo dai. Tanto l’importante è te e io, io e te”