STEFANO GUIDONI
Cronaca

Maltempo, la morte delle sorelline al campeggio. Amici e parenti all’obitorio

"Non si può morire così": il papa di Jannat e Malak è disperato. "Non cerco giustizia, voglio soltanto riportare a casa la mia famiglia"

Parenti e anici all'onitorio (foto Nizza)

Massa Carrara, 1 settembre 2020 - «Non si può morire così». E’ ancora incredulo, oltre che disperato Hicham Lassiri, il papà di Jannat e Malak, le due bambine di tre e 14 anni strappate orrendamente alla vita da un albero che le ha schiacciate mentre dormivano in tenda in un campeggio della Partaccia.

Un lunedì di dolore e di cordoglio vissuti in un silenzio quasi surreale per la drammaticità di fatti, trascorso senza né urla né scene di disperazione da parte dei familiari. Giornata grigia e triste quella di ieri a Massa, dopo la tragedia che domenica mattina ha scosso il risveglio di un’intera città. Stretta intorno a una famiglia distrutta dal destino crudele che si è abbattuto sulla piccola Jannat e la sorella Malak.

Un destino che si accanito improvvisamente su di loro con la stessa violenza del vento misto a pioggia, che a partire dalla serata di sabato fino alla mattina seguente ha soffiato incessantemente su tutta la città di Massa. Un vento che era stato preannunciato dalla Protezione civile con allerta meteo e codice arancione. Ieri mattina i genitori, Hicham Lassiri il padre e Aziz Fatima la madre erano all’obitorio. Increduli e sconvolti davanti alle due piccole bare. Molti gli amici e i parenti provenienti non solo da Torino, dove la famiglia marocchina vive, ma anche da altri parti d’Italia: si sono riuniti all’obitorio del Nuovo ospedale delle Apuane.

Composto nei modi e cortese con chiunque lo ha avvicinato per fargli le condoglianze, o per chiedergli come stava vivendo la perdita di due figlie causata da «una tragedia assurda», come è stata definita da tutti, il padre ha ripetuto più volte: «Non si può morire a causa di un albero. Non riesco a farmi una ragione: una pianta che improvvisamente ci è piombata addosso. Nerssuno ha potuto fare niente per evitarlo». Sia lui che lo zio delle bambine hanno precisato: «non è vero com’è stato detto, che avremmo dovuto far ritorno a Torino sabato e che abbiamo rinviato la partenza a causa del maltempo – hanno sottolineato entrambi –. La nostra vacanza è iniziata qualche giorno dopo Ferragosto e sarebbe dovuta proseguire fino al primo». Come voler dire «era destino che dovesse andare così». Un grido di dolore quello di genitori, parenti e amici, uniti e distrutti dalla morte di due bambine, causata dalla caduta di un albero sulla tenda dentro cui stavano dormendo al campeggio Verde Mare della Partaccia a Marina di Massa. 

Hicham Lassiri è rassegnato: «Non cerco giustizia, scusatemi ma in questo momento non riesco a dire altro. Il mio unico desiderio – ha ripetuto più volte mentre entrava e usciva a testa china dall’obitorio – è quello di riprendere le mie figlie e il resto della famiglia e tornarcene a Torino. Voglio chiuderci nel nostro immenso dolore confortati da chi ci vuole bene».  Apparentemente calmo, ma visibilmente arrabbiato, lo zio delle bambine è stato il primo a soccorrerle appena accaduto il fatto e raccontano gli amici «è lui ad aver preso in braccio la piccola Jannat in attesa che arrivasse l’ambulanza». E ora a proposito dei soccorsi, come dichiarato anche alle forze dell’ordine, ribadisce che i soccorsi hanno avuto difficoltà a trovare il porsto, «dal momento che l’ambulanza veniva da Querceta e forse conosceva poco la zona». Difficoltà avute anche dall’elisocccorso Pegaso che a causa del maltempo non è riuscito ad atterrare.