ANASTASIA BIANCARDI
Cronaca

Sgarbi, reportage dal mondo dei lupi

Il fotografo, originario di Arzengio, ha trascorso tre anni nella natura ’fotografando’ animali e abitudini

Nella canonica di Arzengio la mostra di foto, a ingresso libero, di Marco Sgarbi frutto di un lungo lavoro sul campo

Nella canonica di Arzengio la mostra di foto, a ingresso libero, di Marco Sgarbi frutto di un lungo lavoro sul campo

"Uno sguardo profondo, quello del lupo, capace di riportarci indietro di millenni, quando uomini e predatori si contendevano le prede". Inizia così a raccontare la sua esperienza tra i lupi durata tre anni Marco Sgarbi, fotografo per passione, classe 1980, milanese di nascita ma con le radici ad Arzengio, il paese della madre, piccolo borgo del pontremolese, dove da bambino ha scoperto il legame con la natura. Proprio in questi giorni, nella canonica di Arzengio, è stata allestita una mostra fotografica, visitabile liberamente, frutto di un lungo lavoro sul campo. L’obiettivo di Sgarbi racconta il ritorno dei lupi nei boschi della Lunigiana, documentando, tramite le immagini, come la natura si stia riprendendo i propri spazi. Un po’ per il progressivo abbandono del territorio da parte dell’uomo, un po’ perché la natura è in continuo divenire.

"Per me la fotografia è una malattia - racconta - Fin da piccolo ho sentito la necessità di catturare con lo sguardo tutto ciò che mi incuriosiva. E oggi sento il dovere di raccontare ciò che accade intorno a noi. Dove un tempo ogni metro di terra veniva coltivato e i boschi venivano curati per la raccolta delle castagne, oggi domina l’abbandono. Pascoli e selve sono tornati allo stato selvaggio, creando nuove condizioni ambientali che hanno favorito il ritorno degli animali selvatici. Con la scomparsa dell’uomo da molti territori, prima sono arrivati gli ungulati, poi i loro predatori. Non credo che il ritorno del lupo sia frutto di un ripopolamento programmato. Credo piuttosto che questi animali siano giunti qui da soli, con una lenta e silenziosa migrazione dai Balcani".

Le sue foto raccontano le abitudini dei lupi, dei quali si è guadagnato lentamente la fiducia. Un percorso lungo e discreto, fino a riuscire ad avvicinarsi alla tana e osservare momenti di vita quotidiana: giochi tra cuccioli, interazioni tra adulti, segnali gerarchici. "A un certo punto ho smesso di visitarli. Il maschio Alfa ha cominciato a marcare il punto preciso dove mi sedevo. Era il suo modo di dire che non ero più benvenuto. E l’ho rispettato". Il risultato è un reportage affascinante, che va oltre la documentazione naturalistica. È il racconto di un equilibrio delicato, di un mondo che cambia. Ed è anche una riflessione su come la presenza umana, anche quando si ritira, sia capace di lasciare comunque un’impronta profonda sul paesaggio e sugli animali che lo abitano.

Anastasia Biancardi