
Usb in presidio davanti ai cancelli per tenere alta la vertenza (foto di Paola Nizza)
Un vero e proprio limbo. I lavoratori della Sanac stanno vivendo ore d’ansia, dopo un’altra fumata nera per il destino dell’azienda. Anche la proposta Grossi Group è stata respinta al mittente da parte dei commissari, con il risultato che il destino dei lavoratori risulta ancora più incerto. Tiene alta la vertenza il sindacato Usb, che nel corso di queste settimane ha seguito con grande apprensione la vicenda dei lavoratori che si ritrovano con molte domande e nessuna concretezza. Ieri mattina davanti ai cancelli della Sanac è stato organizzato un presidio per fare il punto sulla crisi e per entrare nel vivo della vertenza, che sembra non trovare una soluzione convincente per tutti.
"Abbiamo capito – dicono i presenti –, dopo tanti anni siamo arrivati al punto che la fabbrica inizia ad avere problemi con gli impianti, non ci sono promesse che per il futuro dei lavoratori". Dice Elia Buffa: "Dopo l’assemblea con i lavoratori ci sembrava giusto riaccendere ancora una volta i riflettori sulla vertenza. Per fortuna la trattatativa con Grossi è stata stoppata: senza un piano industriale avrebbe acquistato Sanac con un importante calo del personale. Si parla 120 operai che non avevano intenzione di mantenere a fronte del numero attuale di 300. Nel frattempo è avvenuto lo stop di un altro alto forno: Sanac produce il 60 per cento per Taranto: questo incidente penso avrà importanti ripercussioni per la Sanac, che invece nell’ultimo anno stava producendo in maniera costante. Era un momento di risalita dopo tanti anni di agonia. Gli operai Sanac sono pochi, ma erano riusciti a mantenere la produzione. Uno scenario drammatico, si parla da settembre di avere di nuovo la cassaintegrazione. Bisogna affrontare due piani: a livello nazionale, dopo le varie promesse ci sembra che questo governo come i precedenti non abbia la volontà di proseguire sul piano della naziionalizzazione. A livello locale i politici devono dirci cosa vogliono fare: per la fabbrica ci deve un investimento, soprattutto per gli impianti".