NATALINO BENACCI
Cronaca

Salotto d’Europa La ricetta di Bassetti

"I medici vivano qualche giorno da paziente: imparerebbero a essere più empatici". Focus anche sull’intelligenza artificiale

Il medico Bassetti ospite di ’Salotto d’Europa’ a Pontremoli

Il medico Bassetti ospite di ’Salotto d’Europa’ a Pontremoli

"I medici dovrebbero vivere da pazienti qualche giorno così imparerebbero a diventare più empatici". Un consiglio lanciato a Pontremoli dal professor Matteo Bassetti, infettivologo, direttore del reparto Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, dal palco del Salotto d’Europa, durante la presentazione del suo ultimo libro ’Essere medico, come l’empatia aiuta a guarire’. Un medico può essere bravo e preparato, ma se manca di qualità umane riesce meno bene del medico empatico. E’ questo il messaggio che nasce dall’esperienza personale del professor Bassetti tra aneddoti personali, riflessioni e consigli utili per tutti, medici e pazienti.

"L’empatia nel nostro lavoro è la capacità di comprendere lo stato d’animo del paziente - ha detto rispondendo alle domande dei conduttori Alfredo Bassioni e di Manuela Arrighi - , capire perché reagisce e ci parla in un certo modo, che cosa prova, quali sono le sue emozioni profonde e i suoi intimi pensieri, l’empatia ci permette di entrare in sintonia con chi ci sta di fronte. Questo tipo di relazione è alla base dell’alleanza terapeutica, perché non è solo il paziente a doversi fidare del medico, ma anche il medico deve ascoltare, capire e fidarsi di quello che il suo paziente dice".

La conversazione sul palco è iniziata con la proiezione di un brano del film ’Un medico, un uomo’, con William Hurt del 1991 in cui il protagonista cardiochirurgo, brillante e spregiudicato si ammala di un tumore alla laringe, per cui si trasferisce al ruolo di paziente. "Questa esperienza - ha commentato l’infettivologo - lo porta a comprendere l’importanza dell’empatia nella pratica medica, aprendogli gli occhi sui valori dei rapporti umani e sulla solidarietà con gli altri malati".

Bassetti ha ammesso che non è sempre stato empatico, al contrario. Il cambiamento in lui è iniziato con la malattia del padre e poi con quella della madre. E proseguito con le sue esperienze da paziente che gli hanno consentito di comprendere anche come modificare alcuni aspetti nel suo reparto. Ha raccontato che quando lui ha iniziato a fare lavorare il "medico freddo stile serie televisive" sembrava il migliore, ma non è così. Secondo studi citati nel libro, il 75% del successo professionale dipende dalle competenze trasversali come ascolto, dedizione e comunicazione. Bassetti ha denunciato chiaramente la mancanza di insegnamento delle soft skills (legate alla sfera emotiva) nelle università italiane, proponendo un cambiamento culturale nella formazione dei futuri medici. " Il libro di Bassetti è fondamentale per capire cosa significhi esercitare la professione medica", ha concluso l’avvocato Alfredo Bassioni.

L’altro protagonista della serata è stato Massimiliano Nicolini, pioniere dell’ intelligenza artificiale e della realtà immersiva. "L’intelligenza artificiale non è intelligente né tantomeno generativa, vale a dire che non sviluppa concetti o analisi nuove, ma rastrella e rielabora informazioni già contenute nei big data", ha sottolineato lo scienziato che si occupa di bioinformatica e algoritmi non deterministici. La sua azienda Olitec ha fatto parte della storia dell’Olivetti dove sono nati il primo computer, l’algoritmo delle videochiamate, il linguaggio di programmazione alla base delle applicazioni del metaverso, il primo telefono cellulare, il primo microprocessore con Federico Faggin e i touch screen. È necessario valutare l’impatto che l’intelligenza artificiale avrà sul mondo del lavoro. Non sappiamo se e quanto sarà positivo o negativo, ma di certo cambieranno le competenze e le conoscenze dei lavoratori e ci sarà bisogno di un enorme processo formativo nelle aziende come nelle istituzioni".

"Per far capire le prospettive scientifiche bisogna trasformare concetti complessi in cose che i ragazzi possano comprendere - ha avvertito Nicolini -. Tanti relatori usano paroloni astrusi, perché probabilmente capiscono poco di comunicazione. L’obiettivo di alcune grandi compagnie è quello di abbattere la libertà cognitiva di ogni individuo. Fino a quando viene delegato il pensiero a ChatGpt si è convinti che sia in grado di pensare, in realtà non è così". Tra le ricerche di Nicolini anche un’indagine e ha fatto riaprire dopo 20 anni il caso del campione ciclista Marco Pantani. "L’intelligenza artificiale ha dimostrato che non era un drogato - ha svelato Nicolini -. Abbiamo analizzato frammenti di video su 172 ore di riprese delle sue corse da quando era ragazzino fino a quel Giro d’Italia in cui fu fermato a Madonna di Campiglio". Tutti parametri fisici sono stati sempre costanti quindi è stato dimostrato che era pulito. Sono stati poi esaminati tutti i filmati della scientifica sulla scena del crimine, in una stanza del Residence Le Rose di Rimini il 14 febbraio 2004. "Si sono scoperte tracce - ha concluso Nicolini - che dimostravano che in quella stanza c’erano altre persone".

Natalino Benacci