PATRIK PUCCIARELLI
Cronaca

La scoperta dei Paladini: "Il porto di Carrara? Non si doveva fare: si sapeva già nel 1700"

L’associazione porta alla luce un antico documento del Conte Lizzoli. Colacicco cita le valutazioni riportate dalla Soprintendenza di belle arti: "Le opere in progetto possono intercettare stratigrafie archeologiche"

Massa Carrara, 20 aprile 2024 – Un manoscritto a china del Conte Ludovico Lizzoli del 1800 che parla del piano del territorio apuano è all’Archivio di Stato diretto da Francesca Nepori. La possibilità che sotto l’attuale porto ce ne sia un altro è in uno studio trascritto dalla consigliera dei Paladini apuoversiliesi delegata alla cultura, Marzia Bonfanti. "La Soprintendenza nella procedura di valutazione ambientale del nuovo piano regolatore portuale – spiega la presidente dei Paladini Orietta Colacicco –, ha considerato inadeguata la valutazione del rischio archeologico inserita nel piano dall’Autorità portuale ritenendo che le opere in progetto possano intercettare stratigrafie archeologiche pertinenti a depositi sommersi, chiede uno studio archeologico con rilievo strumentale dei fondali e sovrapposizione su planimetria delle aree di intervento a quelle d’indagine".

Uno studio con 15 carte che parte dal 1700 "quando il Duca di Modena Francesco III d’Este voleva uno sbocco al mare. Ma in molti fecero sapere al Duca l’impossibilità di eseguirlo – prosegue leggendo il documento –. Ma fosse venalità di chi lo consigliava, fosse vendetta di chi l’odiava, chiuse le orecchie alla voce della verità; chi aveva un’opinione alla sua contraria fu incarcerato, e fatti venire dalla Francia diversi ingegneri, tra quali Monsieur Millet che dal 1750 diede principio al lavoro. Sul litorale, perché interessava favorire il commercio dei marmi, ma anche perché è la parte più riparata dai venti. Il lavoro durò dieci anni, e sorpassò la somma di 150mila zecchini, oggi quasi 18 milioni di euro. Verso la fine del decennio s’incominciò a dubitare dell’impresa perché il porto si insabbiava, e si consultarono altri ingegneri e dei matematici. Gli ingegneri inglesi dissero al Duca Francesco che era stato tradito, e che il porto da lui immaginato non si sarebbe potuto eseguire".

In linea il parere, del matematico Ruggero Giuseppe Boscovik riportato nei documenti: "Il Duca di Modena e il suo Ministero sono stati ingannati. La costruzione di un porto in tutto quel tratto di littorale è impossibile". Così il bacino si a riempì di sabbia, "le fabbriche furono vendute e demolite, solo pochi avanzi rimasero – sottolinea la Colacicco –. Ma sorge spontanea la domanda: se sotto l’attuale ci fosse un altro porto? Da chiedersi se la Sorpintendenza pensi al porto di Luni o si riferisca agli avanzi del porto del 1750, fabbriche intere demolite i cui resti erano ancora evidenti nel 1802. A dispetto di tutto questo ancora oggi si parla di ampliamento del porto malgrado questo sia la causa primaria del fenomeno erosivo e si sappia che il prolungamento del molo di sopraflutto porterebbe un incremento dell’erosione su 3,5 km come dallo studio del Politecnico di Milano. Sparirà tutta la Partaccia e oltre".

"Una situazione di pericolo per le nostre coste – dice il sindaco Francesco Persiani –. Apprezzo il lavoro dei Paladini per aver coinvolto anche le amministrazioni". Prosegue il vicesindaco di Forte dei Marmi, Andrea Mazzoni: "La politica deve guardare al futuro, il ripascimento delle coste non significa distogliere l’attenzione dal problema che è il porto. Siamo molto preoccupati dall’ipotesi dell’ampliamento".