
Bruto Pomodoro, figlio dell’artista e vicepresidente dell’archivio Giò Pomodoro
Gigi Guadagnucci e Giò Pomodoro, un dialogo che riprende a 110 anni dalla nascita di Guadagnucci e a 10 dall’apertura del Museo a lui dedicato nel parco della Rinchiostra. Inaugura oggi alle 18 e va avanti fino al 21 agosto la mostra “Gigi Guadagnucci Giò Pomodoro - Conversazione sulla natura” al Museo Gigi Guadagnucci promossa dal Comune di Massa in collaborazione con l’Archivio Giò Pomodoro e curata da Mirco Taddeucci in collaborazione con Bruto Pomodoro, figlio dell’artista e vicepresidente dell’archivio Giò Pomodoro - diretto da Rossella Farinotti - con i testi critici dello storico dell’arte Paolo Bolpagni. E non è un caso che inauguri proprio oggi, 21 giugno, giorno del solstizio d’estate, visto che per entrambi la Natura e il sole furono elementi centrali.
In mostra nelle sale interne del museo come nel giardino con geometrie settecentesche della villa, oltre alle opere facenti parte della collezione permanente, 18 capolavori dei due scultori, provenienti da Fondazioni e da collezioni pubbliche e private. 13 sculture in pietra di Trani, marmo statuario delle Apuane, bronzo, e 5 disegni, tra cui spiccano un inedito di Giò Pomodoro “Senza titolo (Tensioni)” realizzato dall’artista nel 1963 con inchiostro di china su carta e prestato per l’occasione da un collezionista privato, e una dichiarazione anch’essa inedita di Guadagnucci, concessa dalla moglie Ines Berti: "Scolpire vuol dire, per me, aver acquisito tanta familiarità con le forme della natura, attraverso il disegno… ma lo scultore non deve imitare la natura, deve procedere, nella creazione, come la natura", frase esposta a fianco di uno scatto di Guadagnucci realizzato dal celebre fotografo Romano Cagnoni che ritrasse l’artista accanto a uno dei suoi meravigliosi fiori in marmo. La frase affianca uno scatto realizzato dal celebre fotografo Romano Cagnoni che ritrae Guadagnucci davanti ad un suo fiore di marmo, per approfondire il rapporto che l’artista aveva con la scultura e di metterlo in relazione con quello di Giò Pomodoro. L’esposizione nasce infatti con l’obiettivo di mettere in relazione i due maestri, offrendo un’occasione unica di riflessione sul tema della natura attraverso le loro opere.
Un approccio più razionale quello di Giò Pomodoro, più emotivo quello di Guadagnucci, massese, per anni residente a Parigi, mentre il primo era originario di Orciano di Pesaro e milanese d’adozione, entrambi operativi ai piedi delle Apuane. Ulteriore elemento prestigioso della mostra è l’installazione dell’opera monumentale in bronzo “Sole deposto” di Giò Pomodoro nel centro storico, poco distante dall’obelisco meridiana di piazza Aranci a Massa.
La giornata dell’inaugurazione sarà arricchita dallo spettacolo Bianchisentieri, il primo appuntamento della rassegna Palcoscenici stellati, in programma alle 18 nel giardino della Villa. La Natura che i due celebrarono è non solo quella del luogo dove entrambi operarono (ai piedi delle Apuane) ma anche pretesto per parlare di movimento, strutture architettoniche, spazio e rapporto tra pieno e vuoto che sono, come ebbe a dire proprio Pomodoro, "l’ossessione di ogni vero scultore".
Francesca Frediani