DANIELE MASSEGLIA
Cronaca

Cinghiali, monta la protesta. Il Popolo del Nord in piazza: "Raccogliamo le firme"

Il segretario regionale Caldi, lunigianese doc, annuncia la mobilitazione "Nel solo territorio di Mulazzo ce ne sono oltre 1.500. Servono soluzioni".

Una delle tante famiglie di cinghiali che da tempo imperversano in Lunigiana creando spesso problemi sia agli agricoltori che agli abitanti a causa dei danni nei terreni e in tutto ciò che capita loro a tiro

Una delle tante famiglie di cinghiali che da tempo imperversano in Lunigiana creando spesso problemi sia agli agricoltori che agli abitanti a causa dei danni nei terreni e in tutto ciò che capita loro a tiro

Raccolta di firme, incontri pubblici e tutto quanto sarà utile ad accendere i riflettori sull’emergenza cinghiali in Lunigiana. Ad annunciare venti di tempesta e di protesta è Luisito Caldi, responsabile regionale del Popolo del Nord, il quale punta il dito in particolare sulla zona di Mulazzo, di cui Caldi è nativo (classe 1951). "Solo nel Comune di Mulazzo si stimano oltre 1.500 cinghiali. Le coltivazioni vengono distrutte, gli agricoltori abbandonati – sottolinea – e il commissario straordinario continua a ignorare l’emergenza. È ora di dire basta, servono interventi immediati". Secondo Caldi la presenza incontrollata dei cinghiali sta generando una crisi ambientale, economica e sociale senza precedenti. Campi coltivati, orti, frutteti e vigneti vengono regolarmente devastati, mentre gli incidenti stradali causati dagli animali selvatici sono in costante aumento. A peggiorare il quadro, il rischio crescente di diffusione della peste suina africana (Psa), che potrebbe mettere in ginocchio anche l’allevamento locale.

"Non bastano più le promesse: servono azioni concrete e immediate. Le istituzioni – dice ancora – devono smettere di nascondersi dietro la burocrazia. Le recinzioni si sono rivelate inefficaci, i rimborsi per i danni agli agricoltori arrivano in ritardo e le autorizzazioni per gli abbattimenti selettivi continuano a slittare, mentre la fauna selvatica prolifera senza controllo". Elementi che spingono il il Popolo del Nord a proporre contromisure tra cui l’apertura straordinaria della caccia selettiva, anche notturna, e il coinvolgimento diretto degli agricoltori nelle operazioni di contenimento. Oltre ad avanzare la richiesta di una semplificazione delle procedure di rimborso, che dovrebbero essere automatizzate e completate entro sessanta giorni, più sanzioni per chi ostacola l’attuazione delle misure di sicurezza. "Il Popolo del Nord nasce per dare voce ai territori dimenticati. La Lunigiana – conclude Caldi – sta pagando il prezzo dell’inazione politica. Se le istituzioni continueranno a voltarsi dall’altra parte, lo faremo noi: con i cittadini, con gli agricoltori, con chi non si piega". Da qui la decisione di promuovere iniziative pubbliche, raccolte firme e incontri sul territorio nelle prossime settimane per sostenere la protesta e promuovere soluzioni concrete.