
Ilaria Congiu, 28 anni, autrice del. docufilm. ’Breath’, uno sguardo sul mare
di Francesca Frediani
È nata e ha vissuto in Senegal. Poi ha fatto il liceo scientifico a Forte dei Marmi e si è laureata in giornalismo a Parigi. Ma una metà del suo cuore batte a Carrara, di dove è originaria la madre, Anna Micheletti, e i nonni materni Umberto Micheletti e Maria Cristina Costi. È Ilaria Congiu, 28 anni, autrice del bel docufilm ora nelle sale ’Breath’, uno sguardo tenace e appassionato al mare, che spiega l’interazione tra cambiamento climatico, inquinamento e pesca industriale. Ilaria è figlia di Francesco Congiu, un commerciante che compra il pesce dai pescatori artigianali, quelli con le piroghe, lo lavora, lo congela e lo esporta in Italia, e inevitabilmente si è chiesta se anche la sua attività concorresse al depauperamento delle acque e quanto fosse sostenbile dal punto di vista ambientale. Spesso da bambina andava in azienda con lui, o nei porti, "per me erano come casa".
"Quando abitavo in Senegal il paese non era sviluppato come oggi, avevo solo il surf e praticavo lo snorkeling. Negli anni ho visto il mare cambiare, quando ero bambina c’erano i cuccioli di squalo, oggi bisogna pregare per vederli, anche se uno si augurerebbe il contrario. Per me è come vedere un amico che si sta ammalando". Il suo film, racconta, "è un atto d’amore per il mare, e per mio padre, e uno diventa l’altro".
Nato sulla scorta di un primo documentario sulla pesca in Senegal realizzato per la laurea in giornalismo, il film interroga varie "voci di mare": Silvestro Greco, biologo della pesca, Alessia Zecchini, campionessa mondiale di apnea, Rym Benzina Bourguiba, presidente del Forum mondiale per il mare, Ibrahima Samb e Domenico Mendolia, pescatori, e naturalmente quelle di Ilaria e suo padre. "L’obiettivo – tacconta Ilaria – era quello di far avvicinare il pubblico all’argomento, da spettatrice mi ha sempre dato fastidio che le istruzioni venissero calate dall’alto, il compito di un documentarista è quello di raccontare storie reali e calate nel vero".
Ma la miccia definitiva per girare il film gliel’ha data quando da inviata Rai sulle navi di Sea Shepherd ha visto le gabbie dei tonni nel Mediterraneo: "Vedendo quei tonni girare ignari in tondo nelle gabbie che li trasportavano, mi sono sentita come loro. Mi sono sentita parte di un sistema assuefatto, che ha smesso di chiedersi il perché delle sue scelte, e che quindi gira su se stesso senza sapere dove stia andando a sbattere, o chi ne pagherà le conseguenze".
E andando avanti Ilaria spiega: "In sostanza punto a difendere la pesca artigianale ma invito lo spettatore a chiedersi da dove viene quello che abitualmene mangia. Il tonno ad esempio si può mangiare tra maggio e giugno, non sempre. È difficile sentirsi costantemente moralizzati, ma ci sono centinaia di pesci che non mangiamo. Siamo ricchi di biodiversità, cerchiamo di riscoprirla".
Adesso Ilaria vive a Roma, ma Carrara per lei è sempre stata una seconda casa, la città del cuore: "Ci vengo volentierissimo. Qui ho le amicizie migliori. Antonella Petrocchi amica di mia mamma per me è una zia. Qualche anno fa ho anche provato a organizzare delle serate di poetry slam, poesia nei locali".