
La vicenda giudiziaria è ancora in corso. La donna non vede suo figlio dallo scorso 8 luglio
Una storia di dolore e violenza, ma anche di coraggio. Maria – nome di fantasia – è una giovane donna ucraina che dopo anni di abusi è riuscita a chiedere il divorzio e a denunciare il marito violento, con cui ha condiviso sette anni di una relazione segnata da botte e umiliazioni.
Picchiata anche durante la gravidanza, strattonata mentre stringeva in braccio il figlio, insultata con accuse di essere “una cattiva madre”, Maria oggi è ospite del centro antiviolenza La Luna di Lucca, che ha offerto rifugio a lei e al piccolo dopo la denuncia. Il marito, dipendente da sostanze, non le risparmiava mani al collo, spinte, schiaffi. E tutto, anche in presenza del loro bambino, che oggi ha solo tre anni.
La relazione si era spostata per un periodo all’estero, dove era nato anche il piccolo, prima del trasferimento in Garfagnana, luogo d’origine dell’uomo. Ma le violenze sono continuate, fino alla denuncia da parte di Maria e alla decisione di lasciare quella casa diventata prigione. Tuttavia, proprio in seguito alla sua denuncia, è stata lei ad essere accusata: l’ex compagno l’ha infatti denunciata per presunti maltrattamenti sul bambino.
Una denuncia che ha generato gravi conseguenze: il minore è stato allontanato da entrambi i genitori in attesa degli sviluppi giudiziari ed è ora affidato a una struttura. Maria, che non vede suo figlio da settimane, è disperata. “È un’ingiustizia. Rivoglio mio figlio, è piccolo e deve stare con la sua mamma” dice, rivolgendosi pubblicamente ai media per far sentire la propria voce. “Non mi sento tutelata. E nemmeno lui è tutelato. Sta pagando senza colpa.”
Il centro antiviolenza che l’accoglie respinge con fermezza le accuse mosse nei confronti della donna. “Maria è costantemente seguita, non è una persona violenta. La denuncia del compagno è priva di fondamento” spiegano. Gli operatori sottolineano come episodi del genere siano, purtroppo, strumentalizzazioni frequenti nei casi di separazione violenta, dove la giustizia rischia di confondere le vittime con i carnefici.
La vicenda è ora nelle mani della magistratura, ma Maria chiede che si torni a guardare prima di tutto al bene del bambino.