REDAZIONE LUCCA

Video porno su Facebook per vendetta contro l’ex fidanzata

L’accusato è un giovane barista versiliese: ma rischia una pena lieve perché il reato di "revenge" non esisteva all’epoca dei fatti

Un’altra brutta storia di immagini sessuali messe sui social per vendetta dopo la fine di una relazione è arrivata al Tribunale di Lucca. Lei lo aveva lasciato due anni fa dopo una relazione durata alcuni mesi. Ma lui non era riuscito a farse una ragione. Cosi, un barista di 30anni residente in Versilia, aveva iniziato a inondare l’ex fidanzata lucchese di messaggi su WhatsApp. Richieste di tornare insieme prima, minacce vere e proprie poi.

Finché non si è arrivati a quella che, come ricostruito dalle indagini dei carabinieri, per l’accusa è stata una vendetta inquadrabile come revenge porn: la pubblicazione su Facebook di un video che ritraeva un rapporto orale tra l’ex fidanzata e il 30enne. I fatti risalgono però al 2019 quando la legge che punisce più severamente le vendette via social non era ancora in vigore. Il video era stato pubblicato sul profilo Facebook della ragazza e visualizzato da meno di una quarantina di persone. E’ stato proprio un amico della giovane ad accorgersene e ad avvisarla prima che il video facesse il giro del web. Dopo la segnalazione il video intimo era stato immediatamente rimosso dallo staff di Facebook. Ma la ragazza aveva scelto di rivolgersi ai carabinieri per denunciare. E lì sono scattate le indagini. Il ragazzo, interrogato dai carabinieri che hanno anche perquisito casa sua, ha ammesso la proprietà del filmato.

Per lui la Procura ha chiesto la citazione diretta a giudizio di fronte al giudice monocratico di Lucca con tre capi d’imputazione: atti persecutori, molestie e diffamazione aggravata. Il 30enne non è accusato di revenge porn: il reato che punisce con una pena più severa, fino a 15mila euro di multa e 6 anni di carcere, infatti è entrato in vigore soltanto successivamente ai fatti di cui è accusato il 30enne.

Il processo è iniziato ieri di fronte al giudice monocratico Giuseppe Pezzuti. Se giudicato colpevole, il 30enne, se la “caverà“ con una pena fino a un anno di reclusione oltre a una multa fino a 3mila euro.

cla.cap