
I manifestanti ieri pomeriggio si sono sdraiati in piazza San Michele (foto Alcide)
Una manifestazione silenziosa e potente per richiamare l’attenzione sull’escalation dei conflitti mondiali. Ieri pomeriggio piazza San Michele si è trasformata in uno spazio di forte impatto simbolico e civile, ospitando il presidio per la pace “Con i nostri corpi fermiamo la guerra globale”. L’iniziativa, promossa dal Forum per la Pace di Lucca - Ripudiamo la Guerra, dal Forum per la Pace Versilia e da Palestina Libera Garfagnana, ha rappresentato un grido collettivo contro la spirale di violenza e riarmo che sta investendo il mondo.
“Contro le guerre, contro il riarmo, contro il genocidio”: è stato questo lo slogan che ha accompagnato l’appello alla partecipazione, invitando cittadine e cittadini a unirsi in un gesto simbolico e concreto di rifiuto della guerra. L’immagine scelta come fulcro visivo della mobilitazione è stata forte e struggente: uomini e donne distesi a terra, immobili, come corpi inermi, a rappresentare le vittime civili di tutti i conflitti in corso. Un gesto semplice e potente, capace di evocare la sofferenza e l’ingiustizia che la guerra infligge a chi non ha colpe. Il presidio si è inserito in un contesto internazionale sempre più segnato dall’intensificarsi dei conflitti armati. Dalla brutale guerra in Ucraina all’orrore che si consuma quotidianamente a Gaza, fino al recente attacco all’Iran che ha ottenuto l’esplicito sostegno degli Stati Uniti. Uno scenario inquietante che richiama con urgenza l’attenzione della società civile.
Durante il presidio, i promotori hanno ribadito l’importanza del ripudio della guerra sancito dall’articolo 11 della Costituzione italiana, che recita: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli”. Un principio fondante che oggi, più che mai, rischia di essere svuotato di senso se non affermato con decisione anche nelle piazze. La partecipazione, pur essendo silenziosa e priva di comizi, è stata intensa e sentita. Un momento di testimonianza collettiva, di riflessione e di empatia nei confronti delle vittime dei conflitti, ma anche un atto politico nel senso più alto del termine: prendere posizione per la pace, per la dignità umana, per il diritto alla vita. Ma non finisce qui. “È fondamentale che la società civile resti vigile e attiva. La pace non si conquista una volta per tutte, ma si difende ogni giorno, con azioni concrete, con il rifiuto della logica dell’odio e con l’impegno a costruire ponti invece di muri”.
G.P.