
Truffa, sostituzione di persona e sfruttamento della prostituzione. Sono queste le accuse mosse nei confronti di Francesco Lucchesi, 46enne della Valle del Serchio, tratto in arresto dalla polizia alla fine di un’indagine partita la scorsa estate. Stando alle accuse, l’uomo avrebbe avviato finanziamenti a nome di altri soggetti, completamente ignari, fornendo le loro generalità e falsificando la documentazione fiscale, per l’acquisto di auto di lusso. In questo modo avrebbe tratto profitti per 90mila euro in danno non solo degli intestatari, ma anche di due società finanziarie e altrettante concessionarie.
A far scattare le indagini della squadra mobile, la segnalazione di un’agenzia di pratiche che avrebbe riconosciuto il 46enne come l’autore di alcune maxi truffe commesse nel pisano, dove avrebbe incassato gli anticipi per l’acquisto di decine di autovettura mai consegnate agli acquirenti. Presso l’agenzia l’uomo avrebbe cercato di effettuare un passaggio di proprietà, a favore di due commercianti d’auto, di una Maserati ghibli, dal valore di 69mila euro, comprata qualche giorno prima in una concessionaria di Udine e totalmente finanziata.
Dalle immagini di videoserveglianza, si vedrebbe l’uomo arrivare a bordo della stessa Maserati e con addosso un parrucchino. Una volta dentro, avrebbe cercato di raggirare i dipendenti dell’agenzia presentando un documento d’identità contraffatto, con generalità appartenenti ad un docente universitario della Toscana. Dai successivi accertamenti è emerso che l’auto era stata ritirata a Udine dietro falsa delega e sempre a nome del docente che ha sostenuto di aver conosciuto il Lucchesi nel 2016, in qualità di commerciante d’auto. Dalle indagini sarebbe emerso, inoltre, che quando l’arrestato lavorava in un autosalone di Siena, in seguito alla vendita di un’Audi A3 conclusa con il pagamento dell’intero importo, si sarebbe intascato l’intera somma per poi aprire, a nome del cliente, un finanziamento non richiesto, indicando addirittura un garante anche lui all’oscuro di tutto.
Stessa cosa, ma con i cellulari, avrebbe fatto anche a Rimini, intascandosi un I-phone di ultima generazione.
Le accuse, però, non finiscono qui. Secondo la polizia, Lucchesi avrebbe avuto anche un altro tipo di attività: ovvero avrebbe fatto prostituire una ragazza di 20 anni, con disagi psichici, residente nel nord Italia.
Le indagini avrebbero fatto luce su una serie di annunci online, pubblicati sotto il nome di “zio e nipote“, con i quali il 46enne, secondo le accuse, avrebbe più volte proposto la giovane per prestazioni sessuali, in solitaria o con la sua partecipazione, ad un prezzo che andava da 500 euro (che al telefono venivano chiamati in gergo “rose“) a 1.500 per l’intera nottata. Dal tribunale di Roma, dove sarebbe avvenuta l’ultima prestazione della ragazza, sono scattati per Francesco Lucchesi i domiciliari per sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione. Stessa misura stabilita dal tribunale di Lucca per i reati di truffa e sostituzione di persona. L’uomo è stato arrestato mercoledì scorso in un appartamento nel riminese, all’interno del quale la polizia ha trovato un cellulare, ritenuto frutto della truffa, e alcuni documenti inerenti all’attivazione di un finanziamento. Per il momento resta ai domiciliari.
Teresa Scarcella