Tesori nell’ex convento Dagli scavi in S.Nicolao una tomba collettiva e l’epigrafe dei Guinigi

In particolare potrebbero trovarsi lì le spoglie di Petronilla Guinigi. Cumuli di ossa delle monache, una aveva ancora un rosario in mano,. nelle stanze-cimitero venute alla luce durante il cantiere della scuola.

Tesori nell’ex convento  Dagli scavi in S.Nicolao  una tomba collettiva  e l’epigrafe dei Guinigi

Tesori nell’ex convento Dagli scavi in S.Nicolao una tomba collettiva e l’epigrafe dei Guinigi

Anche le spoglie di suor Petronilla Guinigi, per un periodo badessa a Lucca, appartenente alla nota e potente famiglia lucchese che ebbe anche un importante ruolo politico a Lucca all’inizio del 1400, tra gli straordinari ritrovamenti archeologici restituti dal cantiere dell’ex convento di via San Nicolao, dove gli istituti Civitali e Paladini attendono di poter rientrare.

Gli scavi finalizzati al restauro dell’edificio hanno portato alla luce resti dall’epoca romana fino all’età moderna. Tra questi una strada glareata di epoca tardo antica, le strutture del primo nucleo del convento di S. Nicolao a Lucca, riferibili agli edifici donati dai Busdraghi alla comunità monacale agostiniana di Santa Maria della Croce, che vi si stabilì fra il 1331 e il 1334, sistemazioni e reperti del periodo rinascimentale, e quattro camere sotterranee usate come “sepoltura collettiva” coi resti delle suore agostiniane ospitate nell’antico complesso monastico durante il XVII secolo. Diecimila metri quadrati che rappresentano il futuro di una scuola da cinque anni costretta nei container, ma che custodiscono anche un ampio tratto della storia della nostra città. Adesso i lavori proseguono senza stop ma sotto l’egida della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Lucca e Massa Carrara. Le scoperte sono state annunciate nella conferenza stampa che si è svolta ieri a Palazzo Ducale a cui hanno preso parte il presidente della Provincia Luca Menesini, il funzionario archeologo della Soprintendenza Neva Chiarenza, l’arch. Francesca Lazzari, Rup dell’intervento di recupero del S.Nicolao e l’arch. Fabrizio Mechini, dirigente tecnico dell’amministrazione provinciale di Lucca.

Nel complesso di S. Nicolao da alcuni mesi è al lavoro un’équipe di archeologi e antropologi diretta dall’archeologa Chiarenza della Soprintendenza, per garantire il recupero e la tutela del patrimonio storico conservato nel sottosuolo dell’ex convento. Un gruppo di esperti di cui fanno parte anche gli studiosi Elisabetta Abela, Domenica Barreca, Letizia Cavallini, Ivana Fusco, Luca Grassi, Giovanni Sodi e Maria Scalici della direzione operativa del restauro. “Sapevamo che i lavori allo storico ex convento erano complessi, anche perché la possibilità di ritrovamenti importanti era alta, come nei fatti è stato – commenta il presidente della Provincia Menesini – . Ringrazio la Soprintendenza e le archeologhe per la collaborazione: riuscire a conciliare il loro compito e il lavoro della ditta che sta riqualificando la scuola“.

“La piena disponibilità e collaborazione della Provincia – spiega la dottoressa Chiarenza - sta consentendo di portare avanti un’indagine approfondita su vari aspetti di rilevante interesse per la topografia storica e per la società di Lucca dall’epoca tardo antica fino al medioevo e all’età moderna. È di questi giorni il rinvenimento di una strada glareata, databile al IV secolo d.C.. Si tratta per ora della testimonianza più antica di frequentazione dell’area, attestazione di quella viabilità esterna alle mura romane che, raccordandosi con il sistema di ‘cardines’ e ‘decumani’ cittadini, garantiva i collegamenti con la campagna circostante e con gli assi viari maggiori”.

Una quantità e qualità di dati inaspettata sta venendo alla luce dall’ambiente posto a nord est del chiostro, limitrofo alla parte absidale della chiesa di San Nicolao. Qui la rimozione del pavimento ha permesso di scoprire un piccolo vano centrale con botola e tre ambienti paralleli e allineati, di maggiori dimensioni, a pianta rettangolare allungata: si tratta di “sepolture murate”, che hanno ospitato, nel corso del tempo, le salme delle monache all’istituzione religiosa. E poi la lastra con l’iscrizione di Petronilla Guinigi, forse inumata durante il suo periodo da badessa (tre anni), forse dopo.

Laura Sartini