Siamo ancora in pandemia, anche se nessuno ve lo ha detto. E non ci riferiamo alle teorie di qualche nostalgico dei lockdown, bensì ai provvedimenti, tuttora in essere che riguardano le normative per la concessione del suolo pubblico. Anche a un occhio superficiale e distratto non sarà sfuggito che in centro storico il numero delle sedute dei locali pubblici non è mai diminuito dagli anni drammatici della pandemia.
Tavoli un po’ ovunque, con le sedie che ornano persino le facciate di storici istituti bancari, o che fanno compagnia alle statue di personaggi famosi. Al punto che in alcuni casi, con un selfie ben scattato, turisti e lucchesi potrebbero affermare di essere a cena con volti che hanno fatto la storia, tanta la distanza tra i monumenti è azzerata. Interessante è anche la disposizione a ’organetto’, ovvero quella attuata da alcuni locali che alla bisogna, in caso di un numero di clienti superiore alla capienza, allungano l’area assegnata nel nome del sacro motto "il cliente ha sempre ragione". E anche il proprio portafoglio.
Anche in questo caso, gli episodi sono innumerevoli, a scapito ovviamente di coloro i quali preferiscono restare nei limiti assegnati. Il problema, però, non è solo lucchese: da quel drammatico 2020, tutti i governi nazionali che si sono succeduti hanno prorogato, a suon di decreti legge, la possibilità per gli esercizi pubblici, titolari di concessioni o autorizzazioni concernenti l’utilizzazione del suolo pubblico, di disporre temporaneamente, senza necessità di autorizzazione, di strutture amovibili su vie, piazze, strade e altri spazi aperti.
L’ultima proroga in essere è al 31 dicembre 2024, salvo che sia lo stesso interessato a disdire o le amministrazioni comunali a intervenire in assenza del pagamento del canone. Una situazione che, se aveva sacrosante ragioni d’essere in un contesto emergenziale, ora suona come una sorta di acquisizione permanente di diritti a scapito, pare evidente, dell’arredo urbano, spesso della stessa fruibilità di vie e piazze e anche a Lucca non mancano di certo gli esempi. Ma la situazione non pare destinata a migliorare più di tanto, anzi: l’attuale governo Meloni, con una norma contenuta nel disegno di legge Concorrenza intende rendere permanente l’autorizzazione concessa durante la pandemia per le strutture amovibili (i famosi dehors). Per queste, niente regime autorizzatorio ma servirà comunque l’autorizzazione comunale per le aree prospicienti siti archeologici o beni culturali. Resta da definire quali.
E non è un dettaglio. Anzi, sarà il nocciolo della questione. Nel disegno di legge, si prevede che i Comuni adeguino comunque i propri Regolamenti per garantire comunque adeguate zone per il passaggio dei pedoni e delle persone con ridotta capacità motoria nel caso di occupazione di marciapiedi e, nel frattempo, si valuta la proroga della normativa in vigore sino al 31 dicembre 2025.
Fabrizio Vincenti