Sereni e il Caffè Di Simo aperto “Spazio per la cultura e l’arte“

Il professore che più di ogni altro si è battuto per la riapertura ha scritto un libro sullo storico locale

Sereni e il Caffè Di Simo aperto “Spazio per la cultura e l’arte“

Sereni e il Caffè Di Simo aperto “Spazio per la cultura e l’arte“

Il suo nuovo libro sarà presentato il 13 aprile prossimo nel posto che più giusto non potrebbe, visto che proprio di esso parla l’ennesima fatica letteraria del professor Umberto Sereni, ovvero al Caffè Caselli Di Simo di via Fillungo che proprio il 6 aprile riaprirà i battenti, sia pure temporaneamente grazie all’accordo tra il Comune di Lucca e la proprietà.

"Il Caselli, un caffè nella storia di Lucca", per i tipi di Maria Pacini Fazzi, è un viaggio in quella che è una vera e propria icona della cultura citttadina.

"E’ dedicato alla cara memoria di Piero Del Frate e di Marco Pasega che sicuramente sarebbero stati con noi a festeggiare la riapertura del Caselli", spiega subito Sereni.

Cosa è stato per Lucca quel Caffè?

"Per 30 anni, dal 1890 al 1920, il Caffè è stato il centro della vita culturale, artistica e politica cittadina. La Lucca dell’intelligenza si ritrovava ai suoi tavolini: è qui che si forma l’opposizione a una Lucca bigotta e clericale, dove si respira un’aria per certi versi parigina. Un ambiente che si forma anche per ispirazione della rete massonica che può esprimersi liberamente lontana dalla presa soffocante dei benpensanti".

Al suo interno ci sono passati fior fiore di artisti e intellettuali.

" La sua attività è ai livelli più alti dell’Italia di inizio Novecento: vi si incontrano personalità del calibro di Puccini, Pascoli, Libero Andreotti, Plinio Nomellini, Leonardo Bistolfi. Siamo davvero ai piani alti della cultura".

Poi, però, è finito un ciclo.

"Il Caffè regge sino a che regge Caselli, che nel frattempo ha problemi anche economici, diciamo che descrive la parabola dell’Italia giolittiana e come essa si consuma".

Dei tanti episodi legati a quelle riunioni conviviali, quale vuole citare.

"Mi piace ricordare la Rassegna Lucchese, dove artisti e letterati scrivevano contro i bottegai e a difesa delle Mura che l’allora giunta voleva abbattere in un tratto all’altezza dell’attuale Porta S. Anna e invece dovrà ritornare sulle sue decisioni anche per l’impegno di questi intellettuali. Caselli aveva animato una società a difesa dei monumenti antesignana di Italia Nostra".

I suoi appelli a provare a riaprire il Caffè sono caduti per lungo tempo nel vuoto...

"Resistenze, pigrizie, difficoltà che si incontrano a Lucca dove le cose è più facile stroncarle che farle. Alla fine, è arrivata la giusta intesa con la proprietà. Nella giunta comunale precedente ho trovato sordità, indifferenza e sottovalutazione, in questa una attenzione e un impegno attico con il ruolo dell’assessore Pisano che si è fatta carico di condurre in porto la trattativa. Il tutto a disdoro di un certo sinistrume democratico lucchese".

Cosa si attende da questa nuova riapertura?

"Mi attendo uno spazio aperto alla cultura e all’arte lucchese. Finalmente si può riaprire questo luogo, non dimenticando che la democrazia si fonda sugli spazi e questo è uno caratterizzanti la democrazia lucchese. La riapertura è una grande affermazione lucchese di fronte ai tanti arretramenti: alla sua inaugurazione mi attendo tanta gente".

Fabrizio Vincenti