Striscioni alle finestre, porte chiuse e niente lezioni: da ieri alcune scuole superiori sono state ”occupate” in segno di protesta dagli studenti. Si tratta del liceo classico ”N. Machiavelli” e del liceo artistico musicale ”A. Passaglia”.
Al centro della protesta una serie di rivendicazioni da parte degli studenti che, come spesso in questo caso, vanno dai problemi strutturali a quello di fondo della scuola italiana.
La decisione di occupare è stata presa dai ragazzi delle due scuole quasi in simultanea al termine di assemblee alle quali hanno preso parte anche i professori e i presidi, i quali hanno sono riusciti a mantenere, seppur pacificamente, il controllo degli edifici.
A parlare delle ragioni delle occupazioni, un giovane portavoce del Macchiavelli.
"Sono svariati i motivi per cui occupiamo - viene spiegato - Potremmo ridurre tutto alle semplici mancanze che le istituzioni hanno nei confronti delle nostre scuole. Innanzitutto, dopo il recente maltempo, nelle classi del nostro liceo entra acqua non solo dalle finestre chiuse, come nella maggior parte delle aule ai piani superiori, ma anche dal soffitto della nuovissima aula 16, terminata di costruire proprio nei primi mesi di scuola. E vogliamo sottolineare che siamo qui anche e soprattutto, continua, per parlare delle condizioni degli studenti del nostro istituto, del liceo scienze umane A. Paladini, che dal 2018 seguono le lezioni all’interno di container che in più di un’occasione si sono allagati, e che ancora una volta non vedono fine al loro calvario".
La protesta non si ferma alle difficoltà strutturali degli edifici scolastici, ma si allarga alle scelte didattiche. Come l’introduzione del sistema Dada, in cui sparisce l’aula come spazio omologato, sempre uguale nel corso dell’anno e per tutte le materie, l’aula si trasforma in un ambiente preparato ad hoc dalla docente per ogni specifica disciplina scolastica.
"Il modello Dada - prosegue ilrappresentante degli studenti - imposto senza prima consultare il collegio studenti, genitori, e professori, non soltanto non contribuisce in alcun modo alla didattica dal momento che non siamo un istituto tecnico o professionale, non c’è la necessità di aule laboratorio specifiche per una materia, ma al contrario ci reca ad una serie di problematiche impossibili da trascurare:l’edificio si sviluppa su tre piani, questo rende già di per sé la nostra scuola un luogo inadatto per motivi logistici, e soprattutto di sicurezza. Gli spostamenti da un’aula all’altra producono ingorghi sulle scale che sottraggono tempo prezioso alle ore di lezione e costringono i ragazzi con disabilità (temporanee o permanenti) a continui sforzi, poiché l’ascensore a disposizione è solo uno e le scale sono ripide e affollate".
A cuore hanno anche tematiche di rilievo, come quelle dell’educazione sessuale, che da anni viene richiesta in consiglio d’istituto e mai portata nelle classi in maniera ufficiale e continuativa. L’appello volto esplicitamente alla provincia per riuscire a mediare e esaudire le richieste.
Fuori al Passaglia uno striscione recita: "La scuola sì ma non così".
"Da anni viviamo la scuola come un luogo di disagio, - raccontano gli studenti del Passaglia - come fonte di ansia, e come demolizione della nostra individualità. Non esitiamo e non dubitiamo nell’affermare che il nostro percorso formativo non è più una priorità per le istituzioni, e che la scuola, nella sua definizione più completata, non è più incentivata da chi di dovere".
Rebecca Graziano