
Il direttivo della camera penale di Lucca
Lucca, 28 marzo 2018 - Clamorosa e inedita protesta degli avvocati della Camera penale di Lucca contro la Procura. Il consiglio direttivo, riunito nei giorni scorsi, ha infatti proclamato ben cinque giornate di astensione dalle udienze al tribunale di Lucca, in segno di protesta nei confronti della divulgazione di elementi di indagine in occasione dell’operazione contro il doping nel ciclismo dilettanti che l’8 febbraio scorso ha visto scattare numerose sei misure cautelari (con sequestri di numerosi farmaci dopanti) disposte dal gip su richiesta della procura. Lo sciopero dei penalisti lucchesi è previsto da lunedì 9 a venerdì 13 aprile. Roba mai vista, almeno nella nostra città. «La Camera Penale di Lucca – si legge nella nota pubblicata sulla pagina web ufficiale – preso atto delle gravissime violazioni verificatesi nel cosiddetto caso doping di Lucca, constatato che la delibera adottata il 10 febbraio scorso non ha avuto alcun riscontro da parte degli Uffici interessati; ritenuto che la continua necessità di spettacolarizzazione delle inchieste giudiziarie travalica il diritto di cronaca; considerato infine che il diritto all’informazione dovrebbe tener conto del legittimo contraddittorio delle parti, arginando quindi derive giustizialiste e populiste, proclama cinque giorni di astensione dal 9 al 13 aprile, affinché gli Uffici competenti adottino tutte le misure ritenute necessarie per la tutela e il rispetto dei principi regolatori del processo penale».
Insomma, uno scontro frontale senza precedenti quello che emerge tra gli avvocati e la Procura. Da quest’ultima al momento non trapelano tuttavia commenti all’iniziativa. Il nodo al centro della rovente querelle sembra essere la diffusione di alcuni file audio di intercettazioni di soggetti coinvolti in questa inchiesta affidata alla squadra mobile della questura di Lucca e allo Sco di Roma. Stralci di intercettazioni forniti a margine della conferenza stampa, con passaggi assai eloquenti sulle pratiche dopanti. Ma c’è dell’altro. La Camera penale aveva già protestato con una durissima nota del 10 febbraio scorso, evidenziando anche che era «stato dato particolare risalto alla notizia riguardante la perquisizione eseguita nello studio di un collega, non interessato da alcuna misura cautelare». In realtà al coinvolgimento dell’avvocato in questione nell’inchiesta sul doping i giornali avevano riservato solo un doveroso accenno, spiegando che il professionista era indagato per ipotesi di favoreggiamento e patrocinio infedele. Non ne era stato nemmeno rivelato il nome, dato che neppure la procura l’aveva fornito in sede di conferenza stampa. Gli stessi stralci di intercettazioni, peraltro già in possesso dei rispettivi legali, erano stati poi pubblicati come documenti fondamentali, nell’ambito dell’esercizio del diritto di cronaca. Il tutto per fare luce su una vicenda inquietante, nata dalla morte di un ciclista di 21 anni, che coinvolge numerosi ragazzi e che ha avuto e avrà tutta l’attenzione giornalistica che merita. Senza doping, ma anche senza censure.