Ho sentito l’esigenza di unire in un unico pensiero Sauro e Armando Pasquini, due artisti, padre e figlio, si potrebbe dire istintivi e fuori dagli schemi, perché ci hanno dato opere anche notevoli e incisive che sono vicine in spirito, come il “Morente“ di Sauro, che sembrava alludesse alla propria morte, quella che lui stesso si dette ancor giovane, opera grafica che dimostra una sensibilità e una carica espressiva unica. Così per tutte le altre opere che lo stesso Guttuso esaltò nella bella e forse unica personale di Roma. Armando ne ha sempre esaltato la sensibilità quasi sempre tragica e nelle sue opere spesso sembrava guardasse all’espressività tragica del figlio. Perché in fondo Armando scoprì la sua vena artistica dopo il figlio e tutti e due si esibirono in una esposizione con il pittore lucchese Bartolomeo Butori a Milano.
Dopo la morte di Sauro, Armando gli volle dedicare una galleria che gli intestò, galleria che per tanti anni contribuì a divulgare la migliore pittura lucchese. L’arte di Sauro Pasquini è, si potrebbe dire, di matrice espressionista, non riconducibile ad una precisa scuola o corrente, forse somigliante all’arte di Lorenzo Viani.
Quella del padre Armando che si dedica alla scultura solo nel 1938, è diversa, pur giocando sulla forza emotiva dell’esecuzione che fece dire alla critica che il Pasquini lavora sul materiale come il pittore lavora di pennello, disegnando sulla creta con sicurezza e tranquillità ammirevoli, osservando le ombre, le luci e i piani in un modo vicinissimo a quello con cui li osserva il pittore. Come testimonianza della sua arte, la statua in pietra composta in meno di 12 ore in onore di Jurij Gagarin, il primo uomo a volare nello spazio. Armando e Sauro Pasquini sono stati, l’uno per la scultura e l’altro per la sofferta arte pittorica sopratutto grafica, artisti di una Lucca fervida di sentimenti e di volontà espressiva.
Mario Rocchi