La quarta ondata grazia l'ospedale San Luca. "Merito delle terapie monoclonali"

Il dottor Luchi (Malattie Infettive): “Su 200 persone curate perché a rischio, solo 10 ricoverate“. Quarto ospedale in Toscana per utilizzo di anticorpi e gli effetti si toccano con mano

Il dottor Sauro Luchi, primario delle Malattie Infettive, con un'infermiera (Foto Alcide)

Il dottor Sauro Luchi, primario delle Malattie Infettive, con un'infermiera (Foto Alcide)

Lucca, 11 dicembre 2021 - Contagi in aumento ma ricoveri, felicemente, in stallo. Anche ieri al San Luca c’erano solo 16 degenti Covid di cui quattro in terapia intensiva (tutti non vaccinati) e due in realtà in cura all’ospedale per altre patologie anche se risultati positivi al virus. Il dottor Sauro Luchi, primario delle Malattie Infettive, usa statistiche e dati molto concreti per spiegare i motivi di questa apparente contraddizione. “E’ vero, in realtà questa quarta ondata noi al San Luca non la stiamo vivendo. Da giugno scorso siamo su livelli stabili di ricovero, con lievi incrementi di 3 o 4 degenti dovuti spesso a cluster familiari“. 

Dottor Luchi, c’è un motivo all’origine di questa doppia velocità del virus? “Non può essere una coincidenza il fatto che siamo il quarto ospedale in Toscana per numero di trattamenti con anticorpi monoclonali come cura contro il Covid. Ci sono meno malati in ospedale secondo me in conseguenza del fatto che stiamo svolgendo un grosso lavoro sul territorio, intercettando all’origine, grazie alla importante collaborazione e l’ottima formazione dei medici di medicina generale, i casi più a rischio di complicanze“. 

Ad esempio? “Sono solitamente gli over 65, magari con malattie croniche. Comunque il quadro clinico viene appunto valutato dal medico di famiglia che ce lo segnala e noi lo prendiamo in carico“. 

Avete dei numeri precisi dei guariti grazie alle terapie con monoclonali? “Ora sì. Su circa 200 casi trattati fino ad oggi sul territorio, sono rientrati in ospedale appena il 5%. Quindi una decina di persone su 200. Questo non vuol dire che la terapia è un’alternativa al vaccino, questo deve essere chiaro. Ma è un importante aiuto che ci apre nuovi scenari e, personalmente, mi fa sentire ottimista“. 

Utilizzate questo tipo di terapia anche sugli ospedalizzati? “Certo. Trattiamo in questo caso persone che non hanno anticorpi contro il virus, perchè non li hanno sviluppati dopo la guarigione o dopo il vaccino o perchè non si sono vaccinati, e sofffrono un’importante insufficienza respiratoria“. 

Saranno cure particolarmente costose per i bilanci del servizio sanitario. “Questo sì, ma possono fare la differenza. Le statistiche che ho appena illustrato sono un fattore oggettivo. E non è l’unico spiraglio possibile“. 

Qualche altra novità in vista? “A primavera dovremmo avere gli antivirali grazie ai quali, si dice, l’ospedalizzazione si dovrebbe ridurre del 90%. Si tratta di due compresse al giorno da prendere per 5 giorni entro tre giorni dall’inizio dei sintomi. Se non funziona ci sono i monoclonali. A quel punto avremmo più di un filtro di difesa, vaccino incluso, sempre indispensabile“. 

Laura Sartini