Il podista colpito dal fulmine: «Potevo morire». Nella tempesta, un gesto da eroe

L'uomo è stato dimesso. La passione per lo sport non lo ferma: «Continuerò a correre»

Massimiliano Frugoli

Massimiliano Frugoli

Lucca, 9 luglio 2019 - E’ stato l’istinto a guidarlo mentre l’acqua voleva inghiottirlo e portarselo via. E’ stato il terrore di non poter più riabbracciare la famiglia a dargli la forza di rialzarsi, chiamare i soccorsi e mettersi in salvo. «In quel momento mi sono visto passare tutta la vita davanti», racconta Massimiliano Frugoli, il podista che domenica mattina è stato colpito dalla scossa di un fulmine durante il Trail Alpi Apuane.

Dopo una notte trascorsa sotto osservazione all’ospedale di Castelnuovo, ieri mattina il podista dei Marciatori Antraccoli è tornato a casa. «Alla fine me la sono cavata con un po’ di escoriazioni e vari ematomi sul braccio. I valori degli enzimi sono ancora troppo alti e tra pochi giorni dovrò tornare in ospedale per controllare i battiti del cuore. Ma finalmente posso dire che il peggio è passato».

Massimiliano ricorda tutto: l’avvio della gara, la tempesta, poi la disperazione e la paura concreta di non farcela: «Siamo partiti da Gorfigliano che c’era il sole, è filato tutto liscio fino alla cima del Tambura, poi il clima è cambiato di colpo – racconta il podista – In 43 anni non avevo mai visto niente di simile: i chicchi di grandine sembravano noci, il sentiero si era trasformato in un fiume d’acqua».

In un momento così delicato l’ultramaratoneta di Ponte a Moriano ha compiuto un gesto da eroe: «Quando sono arrivato al passo della Focolaccia ero insieme a un podista più anziano, ma solo uno dei due poteva essere preso in carico. Ho ceduto il posto all’altro corridore, pensando di potercela fare, seguendo il sentiero fino al rifugio. E invece ho sbagliato strada, trascinato dal nubifragio».

DA quel momento in poi è iniziato un vero incubo. «A un certo punto mi sono ritrovato in una cava in mezzo al nulla – ricorda Massimiliano – Quando sono iniziati i fulmini ho pensato davvero di morire. L’unico riparo che ho trovato è stata una ruspa e mi sono infilato là sotto. Poi è arrivata la scarica del fulmine, per fortuna le gomme della ruspa un po’ mi hanno protetto. Però la scossa è stata fortissima, tanto da farmi perdere i sensi». Black out per mezz’ora, quaranta minuti. «Non so nemmeno io quando tempo è passato. Al risveglio ero tutto indolenzito, pensavo di essere morto. Sono passate tre ore prima di riprendermi del tutto. Ho camminato ancora finché non ho trovato il segnale per chiamare i soccorsi. Non so con quale forza sono andato avanti». Poi, finalmente, il salvataggio.

«Sono tante le persone che devo ringraziare – continua Massimiliano –, dai soccorritori ai medici dell’ospedale, oltre a tutte le persone che mi sono state vicine». Smettere di correre? Non se ne parla. «Tornerò prima possibile, magari ricominciando da qualcosa di più soft. Sono già con la testa alla prossima gara. Il fulmine non mi ha cambiato per niente, anzi mi ha chiesto i danni e mi ha reso più forte».

Alessandro Pistolesi