PAOLO PACINI
Cronaca

'Pif', il poeta delle bolle di sapone. "Facevo l’operaio, ora sono più felice"

Dopo la chiusura della fabbrica è rinato come artista di strada

Pif

Lucca, 24 ottobre 2018 - Lo chiamano il «poeta delle bolle di sapone». E basta osservarlo per pochi minuti, mentre è all’opera in piazza San Michele, circondato da bambini e adulti, per capire che c’è davvero tanta poesia e magia nel suo mestiere di artista di strada. Eppure la storia di Pier Francesco detto «Pif», fiorentino di 43 anni, poteva prendere una piega ben diversa. Ha vissuto a lungo anche a Perugia, poi vari impieghi e il lavoro per qualche anno come operaio alla Richard Ginori, finché non l’hanno mandato via perché l’azienda stava per chiudere i battenti. Un futuro incerto, uno scenario grigio, ma lui, quasi dieci anni fa, con coraggio, ha scelto una vita a colori. Nelle piazze.

Com’è nata l’idea di fare l’artista di strada?

«Ho lavorato a lungo in fabbrica – racconta Pier Francesco – e poi ho fatto altri lavoretti saltuari. Ma non mi sentivo appagato umanamente. Il fine settimana la mia valvola di sfogo era andare a fare spettacoli con le bolle di sapone in piazza oppure gratis per i bambini del pediatricoMeyer a Firenze o per associazioni di bambini Down. Vederli sorridere felici e rincorrere i loro sogni riflessi in una bolla di sapone era la ricompensa più bella».

E allora?

«Così un bel giorno ho scelto di trasformare quella passione in un vero lavoro. Non ho uno stipendio sicuro, ma riesco a vivere grazie a questa arte di strada e sono enormemente più felice. Oltre ai soldi, alla sera devi portare con te anche qualcosa che possa riempirti il cuore. Vivo da solo, ma non mi sento mai veramente solo, anche se un pizzico di malinconia noi artisti di strada ce la portiamo sempre dietro».

Perché hai scelto Lucca?

«Sono stato in Francia, Portogallo, Spagna, ho girato mezza Europa con le mie bolle. Mi sono trovato bene, quasi sempre. Ogni tanto devo cambiare città. Lucca? Una bellissima sorpresa. Mi piaceva, ma mi dicevano che i lucchesi sono diffidenti. Invece sono piombato qui a settembre, dopo Viareggio, e mi sono subito trovato benissimo, sia con i commercianti che con i residenti e i turisti che scattano foto ricordo. Mi vogliono tutti bene».

Cosa ti dà più soddisfazione?

«I bambini che giocano. E’ come se fossero tutti miei nipoti, mi ricaricano, mi danno una grande energia. Ormai le mamme e le nonne vengono qui in piazza San Michele (prima in piazza Napoleone, ndr) ogni pomeriggio con i piccoli, un appuntamento fisso, piacevole per tutti». 

Torneresti indietro? Per un lavoro fisso?

«No, mai. E’ troppo bello. Sono una persona sensibile. Mi piace veder sorridere la gente, anche gli adulti, vedere che riesco per qualche minuto a staccarli dai loro pensieri. Impagabile». Qualche episodio curioso? «Il primo giorno qui a Lucca, a settembre, i carabinieri mi fermarono per controllare i documenti e mi avvertirono che il regolamento vieta l’utilizzo di amplificazione agli artisti di strada. Gli risposi che io però ce l’ho l’amplificazione e anche abbastanza rumorosa: gli... applausi del pubblico. E ci siamo fatti una risata insieme».

Ci salutiamo. «Pif» riprende a regalare colori e sogni con le sue bolle trasparenti. Non chiede mai soldi, ma anche i poeti, si sa, devono mangiare. Ricordiamocelo, tra un sorriso e l'altro.