Omicidio Capovani, si poteva evitare? “Gli strumenti esistono da tempo ma non vengono applicati dalle Asl“

Durissima denuncia di Umberto Quiriconi (Ordine dei Medici): “Tolleranza zero contro le violenze. Basta col derubricare la malattia mentale a disagio sociale, serve più personale e supporti di sicurezza“

Il dottor Umberto Quiriconi

Il dottor Umberto Quiriconi

Lucca, 12 maggio 2023 – La domanda resta. Anche e soprattutto da parte dei colleghi della dottoressa Barbara Capovani. “A poche settimane dal barbaro omicidio della dottoressa Capovani, ancora non si riesce ad accettare quanto accaduto – scrive il pressidente dell’Ordine dei Medici di Lucca, Umberto Quiriconi – poiché si fa sempre più spazio il pensiero che tale tragedia potesse essere in un qualche modo evitata. Da più parti si invocano revisioni radicali delle disposizioni in proposito attualmente vigenti (la legge 180 risale al 1978), provvedimenti straordinari specifici per siffatte circostanze (il Ministro della Salute ha istituito un tavolo tecnico in proposito per potenziare i percorsi di prevenzione ed assistenza in ambito psichiatrico), si invocano persino leggi speciali“.

“In verità forse solo la prima proposizione si rivela la più adeguata – osserva Quiriconi – in quanto, da una rassegna di quanto attualmente in vigore, ci accorgiamo che gli strumenti per contrastare tali gravi episodi esistono già, basta applicarli. Innanzitutto una presa in carico più appropriata, strutturata o territoriale, di simili disturbi mentali è assolutamente indispensabile dato che spesso manca la consapevolezza di malattia, fatto questo che purtroppo rafforza la pericolosità di certi ammalati“. A questo proposito, l’Ordine dei medici della provincia ricorda che esiste la delibera della Regione Toscana n° 11272014 denominata ”Strutture residenziali psichiatriche e l’abitare supportato” per cui sono stati stanziati oltre 230 mila euro del bilancio 2014, che traccia linee generali di intervento circa dette strutture lasciando ampia discrezionalità di realizzazione alle varie aziende sanitarie locali. E che nel 2007 il Ministero della Salute ha emanato la Raccomandazione n° 8 per prevenire gli atti di violenza: le strutture sanitarie devono mettere in atto programma specifici di prevenzione con un gruppo di lavoro dedicato. In sintesi gli strumenti ci sono.

“Per far sì che la Collega Capovani non sia scomparsa inutilmente è necessario muoversi su più fronti oltre a quanto sopra detto – è il monito del presidente dell’Ordine dei medici e chirurghi –: diffondere la politica della “tolleranza zero” verso gli episodi di violenza, sensibilizzare il personale a segnalare prontamente le aggressioni di qualsiasi tipo, formare gli operatori per gestire le situazioni a rischio, mettere a disposizione dispositivi di allarme individuali, organizzare corsi di autodifesa, snellire le procedure burocratico-amministrativo-giudiziarie, adottare le normative e i dispositivi di legge vigenti“. E, non ultimo: “Occorre promuovere un cambiamento culturale che individui in termini reali la malattia mentale smettendola una buona volta di derubricarla a semplice disagio sociale o addirittura a negarne l’esistenza, assumere personale sanitario e socio-sanitario in numero adeguato alle reali esigenze, adottare le necessarie misure di sicurezza“.