Nobili svaghi. Quella partita giocata nel 1662

In San Franceschetto il dipinto di Camillo Ciai che vide testimoni in città gli arciduchi d’Austria.

Nobili svaghi. Quella partita giocata nel 1662

Nobili svaghi. Quella partita giocata nel 1662

Da oggi al 7 gennaio, la Chiesa di San Franceschetto a Lucca ospita la mostra Nobili svaghi. Il gioco del calcio. Lucca 1662, che espone lo splendido dipinto in cui il pittore lucchese Camillo Ciai immortalò la storica partita di calcio giocata nella sua città il 18 gennaio 1662, in occasione della visita degli arciduchi d’Austria. Ideata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, che ha recentemente acquistato l’opera e deciso di condividerne la bellezza e la singolarità, l’esposizione ci racconta un avvenimento molto particolare e, attraverso di esso, la Lucca del XVII secolo tra curiosità, costumi, e divertimenti.

L’antefatto: a Lucca il 18 gennaio del 1662 si attendeva un grande evento: la visita dell’arciduca Ferdinando Carlo d’Austria e d’Innsbruck (1628-1662). L’illustre ospite, atteso assieme alla consorte Anna de’ Medici e alla figlia Claudia Felicita, venne ospitato nei palazzi Buonvisi e Busdraghi e per intrattenerlo si decise di organizzare una spettacolare partita calcio, pratica che all’epoca a Lucca vantava già una tradizione importante e un’ampia legislatura che ne regolamentava lo svolgimento. La tela del Ciai presenta quella specifica partita del 1662 incorniciata in un sipario teatrale. Vi sono riconoscibili le Mura, il Baluardo di San Regolo, lo sfarzoso allestimento, scene gustose con personaggi quasi caricaturali che caratterizzavano queste occasioni e, sulla destra, l’ospite, Ferdinando Carlo, in piedi per meglio assistere al gioco. Una tela da godere in tutta la sua interezza, nella miriade di dettagli e scenette che dovevano solleticare lo sguardo del committente, lo stesso arciduca che aveva voluto per sé questa gigantesca “cartolina ricordo”.

Ancora oggi restano scarse le notizie relative a Camillo di Giovan Battista Ciai, fiorentino di nascita e operante nella Repubblica di Lucca nella seconda metà del Seicento; di lui conosciamo altre opere lucchesi, in San Frediano, in San Romano ma anche sparse nelle chiese del territorio. L’esposizione è accompagnata da un catalogo a cura di Paola Betti.