REDAZIONE LUCCA

Morte di Daniele Monti "Non c’erano transenne"

Nuove testimonianze nel processo per il decesso dello sciatore di 51 anni impiegato ad Altopascio, che perse la vita all’Abetone, quattro anni fa

E’ ripreso ieri mattina in aula Signorelli, in tribunale, il processo per la morte di Daniele Monti, lo sciatore di 51 anni di Montecatini impiegato alla “Tarabori agricoltura e giardinaggio“ di Altopascio, che esattamente quattro anni fa, il 24 gennaio del 2018, perse tragicamente la vita sulla neve ghiacciata della pista Zeno Uno, all’Abetone. Il processo, lo ricordiamo, è cominciato il 22 novembre 2021 davanti al giudice Paolo Fontana e vede imputati, per omicidio colposo, Giampiero Danti in qualità di responsabile del consorzio Abetone Saf e Pietro Nizzi, quale responsabile e addetto al controllo delle piste. Entrambi sono difesi dall’avvocato Massimo Panzani di Lucca. In questa fase del dibattimento vengono sentiti in aula i testimoni della pubblica accusa, rappresentata in aula dal pubblico ministero Giuseppe Grieco che aveva diretto le indagini sulla tragedia. Centrale era considerata, ieri mattina, la deposizione di due testimoni, due sciatori che, quella terribile mattinata, erano a bordo dell’Ovovia e poterono vedere dall’alto alcune circostanze ritenute utili alla ricostruzione dell’accaduto. Uno dei due non ha potuto essere presente e sarà sentito, probabilmente, nel corso della prossima udienza. Era invece presente Marco Conservi, di Santa Croce, che ha riferito in aula di non aver visto transenne sulla pista e di ricordare che quel giorno c’era vento di tramontana e che la neve era ghiacciata.

"E pericolosissima" come ha sottolineato il legale di parte civile, l’avvocato Giovanni Giovannelli del foro di Pistoia che è poi intervenuto nell’esame del testimone. "Questo non fa che confermare – come già l’avvocato Giovannelli aveva evidenziato nel corso delle precedenti udienze – la evidente responsabilità, attraverso varie omissioni, delle gestione delle piste".

Quel giorno Daniele Monti, che era impiegato in un’azienda di macchine agricole di Montecarlo di Lucca, stava sciando in compagnia del figlio Mattia, che all’epoca studiava medicina e che oggi, affrontando molti sacrifici, è diventato medico. Padre e figlio erano entrambi provetti sciatori. Affrontarono la Zeno Uno per la prima volta. "Dopo la fase iniziale della discesa – così aveva testimoniato Mattia Monti davanti al giudice –, in fondo al muraglione, era tutto uniforme, tutto ghiacciato, come se ci fosse un piazzale. Non c’erano cartelli, nè paletti, ma c’era una doppia deviazione". Padre e figlio si separarono e il ragazzo arrivò in fondo alla Zeno prima di lui. Lo attese e lo chiamò invano e ripetutamente con il cellulare. Tornò indietro e vide sulla neve il cappellino del padre e il sangue. I soccorsi erano già accanto a lui, finito fuori pista, contro gli alberi, ma furono inutili.

Al termine dell’udienza, che si è conclusa prima di mezzogiorno, è stato fissato il calendario fino al mese di aprile. La prossima sarà il 5 febbraio 2022.

l.a.