
Morrissey sul palco di piazza Napoleone (foto Alcide)
Intanto, almeno i settemila fan di ieri sera in piazza Napoleone, non lo odiano, anzi. Morrissey ha sempre diviso ma non è mai stato abbandonato dal suo pubblico. Anche quando nessuna casa discografica voleva pubblicare i suoi dischi, i suoi concerti sono sempre andati “sold out“ o quasi, ovunque nel mondo. Come lui stesso ha dichiarato il pubblico più bello che abbia mai visto è stato quello di Jakarta, Indonesia, non certo il popolo più esperto di rock.
Ma così è il personaggio, che quarant’anni fa così cantava in “How soon is now?, ovvero “Quanto subito è ora?“, che urlava insofferenza e impazienza per il suo futuro e non solo il suo: "Tu chiudi la bocca, come puoi dire che affronto le cose in modo sbagliato? Sono un essere umano ed ho bisogno di essere amato proprio come qualsiasi altra persona". E’ vero che in tanti vengono ai suoi concerti sperando di ascoltare il maggior numero possibile di brani degli Smiths ed è vero che quei brani sono capolavori, ma anche nella sua produzione solista ci sono piccole, grandi perle.
Lo show inizia con “Suedehead“ poi arrivano gli Smiths di “How soon is now?“ che da sola varrebbe il prezzo del biglietto. Si vede che Morrissey aveva una gran voglia di tornare sul palco e proprio in Italia, dove mancava da diversi anni e che comunque è sempre stata molto sensibile al suo fascino.
La voce è ancora quella di un tempo, così come la sua presenza scenica, che era fortissima anche quando il fisico era esile. Ma non importa, quando partono il cantato e le chitarre creano davvero un gran bel suono.
E quando la chitarrista “lucchese“ Carmen Vandenberg va al microfono, durante l’auto-presentazione della band, confessa tutta la sua "emozione nel suonare nella città dove sono cresciuta". Dagli Smiths c’è ancora la splendida “I know it’s over“, ma non dimentichiamoci di “Everyday is like sunday“ o “Istanbul“. Nel bis Morrissey rimane come sempre a torso nudo: insomma, lui c’è ed è qui per restarci ancora a lungo.
Paolo Ceragioli