La storia si ripete. Era successo al centrodestra, ora è il centrosinistra a pagare lo scotto di trovarsi all’opposizione e provare a mantenere le fila serrate. A diciotto mesi dalla sconfitta, patita come un vero e proprio choc per la convinzione granitica di spuntarla al ballottaggio, il centrosinistra lucchese si trova a dover scegliere una direzione di marcia, a ragionare di leader guardando al futuro.
Stare all’opposizione non è facile, a maggior ragione se si pensa che una parte dei consiglieri comunali ricopriva incarichi di governo.
Come ripeteva l’immortale Giulio Andreotti "il potere logora chi non ce l’ha" e dopo dieci anni di potere ininterrotto, per il centrosinistra lucchese non è un gioco da ragazzi tenere la barra diritta. Innanzitutto, c’è il problema della leadership: il candidato sconfitto alle comunali, Francesco Raspini, era riuscito a far convergere su di sé il consenso di una buona parte (ma non tutto) del frastagliato mondo riformista e progressista. Alcuni attriti con altri esponenti dell’area sono puntualmente riusciti fuori dopo la sconfitta.
Persino con l’ex sindaco Tambellini che al nostro giornale commentò così l’abbandono di Palazzo Orsetti: "Di certo è mancato qualcosa da parte nostra, da parte del centrosinistra e poi al ballottaggio si doveva cercare qualche alleanza in più".
Raspini che, se avesse vinto, avrebbe ricevuto un consenso più o meno unanime, da sconfitto rischia di essere un ostacolo per chi cerca nuove sintesi e nuove leadership.
Nei mesi scorsi è arrivato il primo segnale, con l’abbandono del Pd da parte di Silvia del Greco (finita nel gruppo misto), ma altri indizi arrivano, viene fatto notare, dalle prese di posizione del Pd rispetto agli altri gruppi di minoranza. Il Pd ha scelto di commentare da solo, giusto per venire agli ultimi episodi, su una mostra su Puccini, sulla vicenda del settore giovanile della Lucchese, sul messaggio in chat che riguardava il direttore di Sistema Ambiente Susini. Tutte questioni che potevano benissimo essere trattate con le altre forze. Di unitario, invece, si registra un inevitabile e critico bilancio annuale, della giunta Pardini. Un po’ poco. A pesare sarebbero i gruppi presenti (cinque oltre la Del Greco), ma anche i rapporti non semplici (niente di personale, per carità) tra lo stesso Raspini e Daniele Bianucci, portatore di una linea sicuramente più movimentista e vicina a quella della segreteria Schlein.
Nella scorsa consiliatura, come si ricorderà, il centrodestra si spaccò dopo una iniziale apparente unità vicino a Remo Santini in due tronconi, con proposte e leadership distanti che solo la campagna elettorale finì per riavvicinare. Sarà lo stesso in casa del centrosinistra?
F.V.