REDAZIONE LUCCA

L’odio infinito tra Puccini e Lucca "Se mi fanno un ricordo, opponiti"

La fuga d’amore con Elvira, sposata, destò enorme scandalo nel capoluogo. Anche dopo il successo, quando tornavano da Milano venivano rifiutati dagli alberghi e si facevano ospitare dalla sorella del Maestro

La polemica su Puccini fa tornare in mente il conflitto che esplose tra Lucca e Viareggio per la sepoltura del Maestro: all’epoca si arrivò quasi alle mani. Raffaello Franceschini marito di Ramelde, la sorella preferita di Giacomo, consigliò alla moglie Elvira e al figlio Antonio di non farsi vedere a Lucca, perchè in città c’era una campagna ostile che poteva arrivare anche a gesti inconsulti. Puccini non aveva mai dimenticato la condotta di Lucca contro di lui e contro l’allora compagna Elvira dopo la loro fuga a Monza, dove nacque Antonio (Elvira era già sposata, e si portò dietro la figlia lasciando il maschio al marito: solo dopo la sua morte Puccini potè sposarla). Quando la coppia tornava a Lucca veniva sottoposta a situazioni umilianti; gli albergatori si rifiutavano di ospitarla e doveva andare da Ramelde che alloggiava sul confine con Pescia.

La fuga d’amore con Elvira fu un vero e proprio scandalo in città e i due giovani amanti furono colpiti in maniera indelebile. Ma poi anche dopo, quando il genio di Puccini fu riconosciuto col trionfo di “Manon Lescaut”, si verificarono tanti screzi: “Nemo propheta in patria”. I trionfi lucchesi tributati al Maestro con le rappresentazioni di “Edgar“ e della “Fanciulla del West” facevano riemergere in Giacomo e nei parenti l’amarezza per la strada per la villa di Chiatri chiesta al sindaco Massimo Del Carlo, suo cognato, mai costruita dopo tante promesse; amarezza per il busto di marmo del padre Michele, musicista, mai collocato da nessuna parte nonostante le promesse degli amministratori.

Il Maestro si sfogò con l’amico giornalista Carlo Paladini in una lettera del 1920: “E a Lucca la famosa lapide non fu mai messa, ne parlai e ne scrissi anche a Rosadi, che mi promise d’occuparsene. Io certo non prego più. Tante altre cosette che avrebbero dovuto fare i miei concittadini, niente di niente. Ma se crepo, ti prego di opporti a qualunque ricordo volessero farmi”. I lucchesi per tanto tempo rispettarono il desiderio di Puccini. L’iniziativa di fargli un monumento non fu presa da enti pubblici, ma dell’Associazione Industriali. Su sollecitazione di Vittorio Armani fu innalzato il monumento in piazza Cittadella vicino alla casa natale del Maestro per opera di Vito Tongiani ben settant’anni dopo la morte, nel 1994. I sentimenti ostili verso i concittadini erano molto sentiti anche da Ramelde che nel suo “Diario Segreto” scrive: “Canaglia di lucchesi, come vi ho antipatici fino nel midollo delle ossa!” E’ indubbio che Giacomo preferiva vivere a Torre del Lago “gaudio supremo”, e a Viareggio. Probabilmente sentiva che la gente di questi due luoghi lo apprezzava di più. Fu Torre del Lago che allestì il Festival diventato noto in tutto il mondo. Lucca non ha dedicato il teatro al Maestro, come hanno fatto altre città che hanno dato i natali ad illustri musicisti. Si è limitata a mettere in scena, nel corso egli anni, sporadiche rappresentazioni di capolavori pucciniani.

Invece il sindaco Del Ghingaro si è già mosso per fare nominare Viareggio capitale della cultura nel 2024, anno della morte del Maestro. Lucca sta a gurdare. L’unica cosa importante a Lucca è Il centro studi pucciniani, grazie all’impegno della professoressa Gabriella Biagi Ravenni.

Oriano de Ranieri