
Il cortometraggio della Capossela (premiato in due film festival) parla anche lucchese con Federico Salvetti che cura il montaggio “Un messaggio forte, è importante che passi anche nelle scuole“ .
Uno sguardo lucido e affilato come la lama di un rasoio che si posa sulle linee del corpo, insistente e minaccioso. Un senso di silenziosa e crescente inquietudine pervade ogni piccolo movimento, mentre la storia ci parla di abusi psicologici e disturbi alimentari. E’ il potente cortometraggio “Misure“ di Marta Capossela, 31enne regista avellinese che vive a Pisa, premiato come Miglior Opera Cortometraggio e come Social Storytelling Award al recente SAFF Sanità Film Festival di Napoli poi come Best Cinematography Award nella categoria Short Fiction all’Ardea Film Festival. Direttore di produzione è il giovane lucchese Federico Salvetti (insieme a Marta Capossela nella foto qui sopra) che cura anche il montaggio. Protagonisti gli attori Lucia Lavia e Andrea Volpetti, mentre la fotografia è di Antonio Capra.
Marta Capossela è una sceneggiatrice, regista e traduttrice letteraria. Ha conseguito un dottorato in Slavistica all’Università di Pisa e nel 2017 la laurea magistrale in Letteratura Russa all’Università Statale di San Pietroburgo. Ha studiato cinema alla Baltic Film, Media, and Arts School di Tallinn. Sebbene giovanissima, ha vissuto e lavorato a San Pietroburgo, in Siberia, a Tbilisi, Tallinn e in Svizzera. Il corto “Misure“, di cui ha scritto anche la sceneggiatura, è il suo esordio alla regia.
"Ho lavorato tre anni in un’agenzia per modelle – racconta Marta Capossela – e ho visto molto da vicino certe tematiche legate al corpo della donna. “Misure“ è il primo capitolo di una trilogia proprio sul corpo femminile. Credo che il successo stia nell’attualità e nell’universalità dei temi affrontati, dal body shaming agli squilibri di potere nelle relazioni uomo-donna, dagli abusi psicologici ai disturbi alimentari. Temi che devono aprire lo sguardo dei giovani. Nelle scuole dove l’abbiamo proiettato ha avuto una grande risposta".
"I protagonisti del mio corto non hanno nomi – spiega Marta – sono semplicemente Lui e Lei. Questa scelta nasce dall’esigenza di sottolineare la facilità con cui può avvenire l’appropriazione del corpo femminile anche in dinamiche relazionali apparentemente canoniche. Ho ritenuto essenziale immergere gli eventi descritti nella quotidianità dei personaggi. Ho cercato una narrazione dell’abuso psicologico che evitasse suoli rigidamente definiti e legati a stereotipi".
Di grande importanza anche la scelta della fotografia. "Sì. L’atmosfera è claustrofobica. La palette di colori pastello e la luce ragionata e modulata in base alla carica emozionale delle vicende narrate colloca lo spettatore in uno spazio liminale tra la realtà e la sua metaforizzazione".
Un corto di grande impatto da proporre a tappeto anche nelle scuole. "In effetti – spiega – stiamo pensando a un tour da settembre, oltre ai festival, nelle scuole e nei cineforum, in Toscana e fuori...". La misura giusta.