REDAZIONE LUCCA

L’attore Alberto Paradossi “sposa“ la serie su Netflix

Ci siamo quasi. L’attore lucchese Alberto Paradossi l’8 marzo debutterà su Netflix come coprotagonista nella seconda stagione della serie italiana “Guida astrologica per cuori infranti“, una gustosa miniserie in sei episodi tratta dal romanzo di Silvia Zucca.

Alberto, cosa rappresenta per te questo nuovo lavoro?

“Questa serie per me ha rappresentato varie cose insieme, diverse, ma tutte della stessa importanza – risponde Paradossi – . Il ritorno al lavoro dopo l’annus horribilis del 2020, il fortunato incontro dal punto di vista umano con colleghi e colleghe con cui è nato un legame di amicizia e un’esperienza di lavoro intensa e formativa“.

Porti in scena la crisi dei 30 anni, ma davvero c’è crisi a quell’età?

“Bella domanda e per spiegarla bene dovrei essere tipo Umberto Galimberti, ma ci provo lo stesso. C’è una frase spesso usata della mia generazione : “I nostri 30 sono i 20 anni dei nostri genitori” e al di là del retorico credo sia una battuta abbastanza calzante. Ci serve non tanto per deresponsabilizzarci, come spesso ci viene rimproverato, ma anzi per sdrammatizzare e alleggerire l’estrema e quotidiana precarietà del momento che stiamo vivendo. Perché puoi pensarla come ti pare, ma se hai 30 anni nel 2020 un po’ di crisi non la puoi negare di certo. E senza dubbio anche io mi sento dentro a questa grande pentola a pressione così come Carlo Baresi, il personaggio che interpreto nella serie“.

Con quale bagaglio sei partito da Lucca per fare l’attore?

“Ho avuto la fortuna di nascere e crescere nel centro storico di Lucca. Sono stato un pessimo studente del Liceo Classico Machiavelli, ma alla fine riuscivo sempre a scampare alla bocciatura. Verso i 15 anni ho iniziato a frequentare un laboratorio di teatro gestito da un’amica di mia madre dove ho trovato una forma di gioco creativo che continua ad entusiasmarmi“.

Quale ciak ti è rimasto più sottopelle?

“Le prime due esperienze lavorative Hammamet e Permette? Alberto Sordi, mi sono rimaste dentro. Hammamet è stato il primo vero ruolo importante su un set e avere come padre -cinematografico- Pierfrancesco Favino mi ha fatto un certo effetto; nel film su Sordi vinsi il provino per il ruolo di Fellini accanto ad Edoardo PesceAlberto Sordi. E’ stato un grande orgoglio e anche una grande paura interpretare un’icona come Fellini, ringrazio Edoardo Pesce per avermi supportato molto. A pochi istanti dal primo ciak si girò verso di me e mi disse gagliardo: “Albè nun ce pensà”. Fosse facile.

Laura Sartini