REDAZIONE LUCCA

"La tormentata storia dell'aeroporto di Tassignano: tra battesimi, trasformazioni e distruzioni"

L'aeroporto di Tassignano, nato tra campi e verde, ha vissuto molte trasformazioni e battesimi, diventando base strategica durante la guerra e poi base turistica e militare.

Una vita tormentata con ben cinque battesimi e quattro rifondazioni ed oggi si presenta ancora come un’opera affascinante, ma forse incompiuta. Nacque in mezzo ai campi e a distese di verde, lontano dai centri abitati, a Tassignano, in una zona, un tempo, acquitrinosa. Forse, anche per quello, lo chiamarono inizialmente, “campo di fortuna“, anche perché, trattandosi ancora dei primi voli, l’atterraggio non era mai una cosa scontata e occorreva rivolgersi anche alla dea bendata.

Dopo il pioniere dell’aria Vincenzo Lunardi, dopo l’eroe sfortunato dei due mondi, il pilota Carlo Del Prete, anche Lucca si decise a dotarsi di una prima vera pista di decollo e atterraggio dei velivoli. Dopo l’esordio a Campo di Marte, a due passi dalle Mura, e poi nel lago di Massaciuccoli, trasformato in un importante idroscalo, arrivò il momento dei primi aerei terrestri. Si scomodò persino il sottosegretario dell’Aeronautica, Italo Balbo, per inaugurarlo il 29 novembre 1932, conferendogli il nome dell’impresa leggendaria di Ferrarin e Del Prete “Campo di fortuna 3-5 luglio“ in ricordo del volo aereo da record Italia-Brasile.

Ma i venti di guerra e il clima internazionale di ostilità che si respirava, spinse il regime a rafforzare e sviluppare i piani di volo in Italia e così, a distanza di pochi anni, quel campo di fortuna fu completamente trasformato in un aeroporto più funzionale e attrezzato con una pista più ampia di 900 m x 1.000 di lunghezza. Ma senza rispetto verso il primo grande eroe lucchese e forse perché ne aveva oscurato la sua fama, lo stesso Balbo, venne a tenere a battesimo, il rinnovato aeroporto di Tassignano, intitolandolo stavolta al ten. Enrico Squaglia, uno dei piloti della sua grande squadra con cui aveva effettuato la “Crociera del decennale“. Uno smacco per il più prestigioso pilota lucchese Del Prete.

La guerra era alle porte e, per motivi strategici per non essere individuabile, quell’aeroporto dovette rinunciare al proprio nome e adottarne uno “mimetico“ e indecifrabile agli occhi del nemico, come aeroporto di guerra “E 306“, divenendo un trampolino di lancio e una base di rifornimento e supporto per i velivoli destinati a sorvolare e controllare tutta la costa tirrenica fino alla Francia.

Tassignano assunse così un ruolo importante nello scacchiere della guerra, ma dopo l’armistizio finì inevitabilmente nelle mani della Luftwaffe tedesca divenendo l’aeroporto di "Capannori-Tassignano n. 16", base dei suoi bombardieri per arginare l’avanzata del nemico americano. E quando non fu più possibile respingerla, a pochi giorni dalla liberazione di Lucca, i tedeschi, prima di andarsene, lo fecero saltare con il grande carico di esplosivi che ancora erano in deposito, distruggendolo nuovamente. Poteva essere la fine della sua breve e avventurosa vita ed invece, a distanza di sette anni, risorse a fatica dalle ceneri, divenendo poi un buon approdo turistico e base di voli e lanci militari.